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Emorragia da rottura aneurisma
Il 25 marzo dello scorso anno alle ore 14:00, in pieno lockdown per la pandemia da Covid-19, abbiamo condotto mia madre in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, a seguito di una grave emorragia subaracnoidea da rottura di aneurisma cerebrale, evidenziata da una risonanza magnetica eseguita quella stessa mattina in una struttura sanitaria privata.
Al Pronto Soccorso, dopo le operazioni di rito previste dai protocolli anticovid, hanno praticato un’ANGIO TAC che ha confermato pienamente quanto emergeva dalla precedente Risonanza Magnetica.
A questo punto è stata subito attivata la procedura d’urgenza che prevedeva l’esecuzione un intervento di embolizzazione (trattamento endovascolare di coiling della sacca aneurismatica) per chiudere l’aneurisma e fermare l’emorragia. Alle ore 18:30 circa vengo convocato al reparto di Neuroradiologia per la firma del consenso e per essere messo al corrente di tutti i rischi connessi all’intervento chirurgico al quale sarebbe stata sottoposta mia madre di lì a poco.
L’intervento è stato eseguito dai neuroradiologi Ambrosanio e Leone ed è durato circa 2,5 ore. Purtroppo non era finita qui: al controllo TC cranio eseguito al termine della procedura si evidenziava idrocefalo acuto per cui bisognava sottoporre la paziente ad una nuova operazione per impiantare una derivazione (drenaggio) ventricolare esterna che servisse ad espellere la sostanza ematica presente e a ridurre l’idrocefalo.
Quest’ultima è stata eseguita immediatamente dopo il primo intervento al reparto di Neurochirurgia d’Urgenza del Direttore Dott. Pasquale Caiazzo dalla Dott.ssa Beatrice Boido, è durata oltre due ore ed è perfettamente riuscita.
Purtroppo, nelle settimane successive si assisteva ad un progressivo rallentamento ideo-motorio e quadro neurologico fluttuante accompagnato alla comparsa di dilatazione ventricolare. Per tale motivo, il 14 maggio (dopo circa 2 mesi dall’emorragia) è stato necessario procedere, in anestesia generale, ad un nuovo intervento chirurgico per posizionare una derivazione ventricolo-peritoneale (drenaggio permanente del liquor) per scongiurare fenomeni di idrocefalo.
Ad oggi mia madre torna a visita di controllo Neurochirurgica e di Neuroradiologia interventistica ogni sei mesi; sta bene ed ha, grazie ai medici delle unità di Neuroradiologia e Neurochirurgia, riacquistato a pieno le sue capacità cognitive. A loro va il ringraziamento di tutta la famiglia.
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