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L'alibi di tutti sono i tagli del governo
Mio padre (94 anni) già degente presso struttura privata, per problemi di natura neurologica è stato inviato d'urgenza per ben tre volte presso il pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli.
L'esperienza è a dir poco allucinante, dal momento che tutto avviene ai limiti dell'incredibile e della totale approssimazione. Le carenze sono evidentemente strutturali: Mancano le barelle, mancano le attrezzature, mancano i paramedici e i medici. L'unica cosa in abbondanza sono le guardie giurate indispensabili evidentemente per il costante rischio di rissa che aleggia nelle accettazioni e nelle corsie, in alcuni punti ce ne sono anche tre tutte assieme.
Il problema non si ferma all'ambito del pronto soccorso ma è diffuso a tutta la struttura di medicina e chirurgia d'urgenza. I pazienti, a prescindere da patologia, età, sesso e condizioni generali, sono abbandonati su barelle (in buana parte vecchie e mal messe)e stipati anche nei corridoi. Le attese nel triage sono lunghissime, un'analisi del sangue può richiedere dalle 4 ore in su, una consulenza specialistica può richiedere intere giornate specie se si tratta di specialità non considerate d'urgenza (scelta dipendente dai tagli alla sanità e non dalla logica medica).
Quindi dopo intere giornate in corridoio, per i più fortunati in camera, ma sempre su barella e con assistenza garantita da parenti o assistenti a pagamento, si passa al reparto specialistico ma aimè spesso si resta in barella e sempre con lo stesso standard di assistenza.
Quello che sconforta di più è il rassegnato e passivo atteggiamento del personale, che opera con sufficienza e insofferenza, quasi come se il torto maggiore lo subissero loro. Se si è fortunati si incontrato medici e paramedici che hanno del surreale in questo contesto ma sono mosche bianche e non riescono a bilanciare i troppi aspetti negativi.
L'igiene è pessima a tutti i livelli, le pulizie sono fatte in modo superficiale. Fortunatamente non ho esperienza delle sale operatorie e non sono in grado di dare indicazioni.
I pazienti, come mio padre, che hanno problemi di mobilità se la vedono seriamente male se non hanno qualcuno al loro capezzale.
Cambi lenzuola da raccomandazione, i cuscini te li porti da casa per non parlare dei pannoloni (disponibilità zero), il catetere se c'è quello ad un lume è già tanto se no te lo porti da casa.
Il bilancio che traggo da questa esperienza è decisamente sconfortante, il personale si difende addossando la responsabilità alla politica ed ai continui tagli, ma non fa nulla per isolare la evidente quantità di elementi passivi che affossano ulteriormente la struttura.
Sono palesi, sia in accettazione d'urgenza che negli ambulatori, le prestazioni di compiacenza che vengono continuamente mistificate per normale triage. C'è quindi una complicità più o meno cosciente di tutti che zavorra ulteriormente un problema di per se già grave.
Ci sono a mio parere responsabilità molto gravi anche ed innanzitutto dell'amministrazione e della Direzione Generale, che a detta di molti è tra l'altro latitante alle richieste di confronto della base operativa, responsabilità che potrebbero configurarsi finanche con l'omissione di soccorso, ma questa è materia per i legali.
Ciò che scoraggia è l'impossibilità di strutture alternative, anche se private, in grado di garantire assistenza sanitaria, in particolare d'urgenza.
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