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Umanità assente
Voglio esprimere il mio disappunto sulla scarsa qualità dei servizi. L'igiene è assente, i bagni sono sporchissimi e la sala d'attesa del pronto soccorso è del tutto fuorché accogliente (ma questo è dovuto alla maleducazione di alcuni pazienti).
Prima dell'intervento le pazienti vengono fatte entrare in una stanza e ci si spoglia tutte insieme con la porta che dà sul corridoio spalancata, fatto che ritengo poco confortante. Per andare in bagno devo attraversare una stanza in cui ci sono due donne in procinto di partorire, seminude e doloranti.
Poco prima dell'operazione si rimane in una stanza accanto alla sala operatoria e basta girare la testa a sinistra per intravedere l'intervento delle altre pazienti.
All'ingresso in sala operatoria emerge la simpatia dell'anestesista che afferma "minchia" alla mia affermazione di essere allergica al lattice.
Finito l'intervento rimango sola in una stanza, in una pozza di sangue. Nonostante le lamentele per via del forte dolore, nessuna infermiera si avvicina. Solo una viene a controllare dopo 15 minuti e, dopo un'occhiata veloce, va via senza tornare più.
Decido di alzarmi, vestirmi e tamponare autonomamente il sangue.
L'infermiera dimentica di darmi la cura post-intervento dopo avermi dimessa. Ignara di tutto, torno a casa e per due giorni non so come trattare la ferita. Riceverò la cura solo dopo 48 ore via e-mail, grazie al dottore che si ricorda in tempo.
Ricevo l'esito della biopsia dopo più di un mese e mezzo.
In sostanza, ci sarà pure la competenza delle figure professionali ma, se manca l'umanità, solo per metà si possono curare le pazienti.
Probabilmente manca l'attenzione al fatto che si tratta del reparto di ginecologia e la gestione di tale reparto richiede delicatezza. Soprattutto se le pazienti sono giovani non può mancare un minimo di supporto psicologico, perché una brutta esperienza da giovane influenza sicuramente le scelte future riguardanti la maternità.
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