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Parto cesareo programmato
Nel 2021 ho deciso di partorire presso l'ospedale di Camposampiero la mia prima figlia, su consiglio di alcune amiche che avevano partorito lì con parto naturale.
Purtroppo, essendo affetta da una patologia piuttosto seria sin dalla nascita mi era stato consigliato dal mio medico curante di non partorire naturalmente, in quanto avrei messo a rischio la mia salute e tutti i risultati raggiunti in anni di terapie e interventi e mi era stato dato un certificato da consegnare all’ospedale al momento dell’apertura della cartella.
Quando ho aperto la cartella e nelle visite successive tutti gli operatori che ho incontrato si sono dimostrati apparentemente comprensivi verso la mia situazione anche se poi ho scoperto che in realtà non avevano la minima idea di cosa io stessi parlando.
Quando però è arrivato il giorno de parto tutto è cambiato: innanzitutto sono state disattese alcune “promesse” che mi erano state fatte in sede di apertura della cartella:
- mio marito avrebbe dovuto presentarsi un’ora e mezza prima dell’intervento per fare il tampone e stare con me nel preoperatorio e poi avrebbe dovuto fare il pelle a pelle con la bimba appena nata, invece, nonostante non ci fosse nessuna donna in travaglio e nessuna emergenza in sala (e lo so perché ero lì da ore e il reparto era deserto), è stato lasciato ad aspettare ore l’esito del tampone (negativo) e non è stato fatto entrare in reparto se non quando la bimba era già nata;
- la bambina che avrebbe dovuto fare pelle a pelle col papà mi è stata fatta vedere meno di mezzo minuto ed è stata portata subito via nonostante stesse bene, non è stata data al papà e nemmeno a me nelle prime ore dopo il parto nonostante anch’io stessi bene, col risultato che ha perso molto calore ed è dovuta stare poi in culla termica.
Inoltre, come se questo non bastasse, dal momento in cui sono uscita dalla sala operatoria e per tutto il resto del ricovero sono stata trattata come una vigliacca che aveva scelto “la via facile per partorire” (come se un intervento di chirurgia addominale maggiore fosse facile!), che ave a sprecato risorse inutili dell’ospedale e che valeva meno delle altre donne de reparto. Mi sono state dette frasi da parte di medici, ostetriche e infermiere, come: “il tuo cesareo poteva essere evitato”, “il tuo cesareo inutile ci fa occupare una stanza per un giorno in più”, “hanno partorito tutte avresti potuto partorire anche tu”, “non capisco niente” e avanti così, per tutti i tre giorni in cui ero ricoverata, tre giorni durante i quali, a parte queste sporadiche apparizioni, sono stata lasciata sola con una ferita di 25 cm sull’addome e una neonata di cui occuparmi. Avevo anche molti giramenti di testa e facevo fatica a stare in piedi, ma nessuno se n’è curato, dovevo comunque fare tutto da sola (il papà aveva accesso limitato) perché la verità è che una donna che partorisce con cesareo programmato viene considerata meno mamma delle altre.
Tutto questo mi ha provocato grandi conseguenze a livello psicologico, che si sono riversate anche sulla seconda gravidanza, che si è conclusa con un parto in casa, non tanto per convinzione di volerlo fare ma più per paura di tornare in ospedale (prendendomi i rischi connessi alla mia patologia ovviamente).
Vorrei tanto dire a questi medici, a queste ostetriche e a queste infermiere che TUTTE le donne si rispettano, TUTTE le donne si assistono con cura, soprattutto in un momento così delicato come la nascita di un figlio, perché potete avere tutte le opinioni e l’esperienza che volete, ma non potrete mai avere idea del vissuto e della sofferenza che porta con sé ogni donna nella propria esperienza di parto.
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