Dettagli Recensione
Ematologia Caltanissetta
Un mio familiare è stato ricoverato al reparto di ematologia dell'ospedale S.Elia di Caltanissetta, perché affetto da LMA. E' stato sottoposto a diversi cicli di chemioterapia, ma purtroppo oggi non c'è più. Non ho nulla da ridire sulla competenza dei medici del reparto, in primis sul primario, serio e preparato. Del resto, il protocollo medico è uguale ovunque!!! Tuttavia, una nota di demerito va detta in ordine al rapporto umano coi pazienti e con i familiari degli stessi. Nessun supporto psicologico; molta durezza e freddezza nel comunicare la diagnosi. I pazienti vengono trattati con sufficienza, come "casi" da manuale, con distacco e senza solidarietà alcuna.
Sapere di avere 5 mesi di vita crea uno sconquasso indescrivibile! lo inghiotti da sola e senza nessun supporto!!! temevo, persino, di chiedere informazioni sullo stadio della malattia, perché tutti i medici (compresi i giovanissimi che avrebbero dovuto avere più passione!!!) rispondevano in maniera telegrafica, quasi infastiditi della mia presenza e della mia "curiosità" (forse sapevano già che non c'era nulla da fare, ma vuoi mettere?). Anche il personale infermieristico era molto sgarbato e per nulla consapevole di avere a che fare con pazienti terminali! Percorrevo ogni giorno 70 Km. andata e 70 km. ritorno per poter stare un'ora con il mio familiare. Ho saputo di una grave crisi durante la notte, solo perchè, preoccupata, ho telefonato al compagno di stanza. I medici non si erano per nulla preoccupati di informare i familiari della degenerazione delle condizioni di salute, nonostante li avessi pregati di informarmi immediatamente se fosse successo qualcosa e nonostante avessero tutti i miei recapiti. Non auguro a nessuno di vivere ciò che ho vissuto io in quel periodo, sia per il dolore della malattia, per la consapevolezza dell'exitus e per il "muro" coi medici.
Auguro a tutto il personale medico e paramedico del reparto di ematologia dell'ospedale S.Elia di Caltanissetta, uno spirito caritatevole, più umano e più solidale vs. i pazienti e i loro familiari. Del resto, hanno scelto autonomamente la loro professione che dovrebbe essere svolta come missione.
La competenza, da sola, non basta.
un familiare addolorato
Commenti
Poi provare a parlare con un dottore era un’impresa che aveva dell’incredibile..
Per fortuna mio papà è passato a miglior vita nell’amore più assoluto dei suoi familiari e dall’amore e dedizione verso il lavoro di medico del reparto oncologico del policlinico di Modena, reparto che non smetterò mai di ringraziare per tutto quello che è stato fatto per il mio caro papà.
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