Dettagli Recensione
Dispnea in paziente oncologico
Quando le complicanze della malattia oncologica di mio padre sono iniziate, lasciato a sè stesso dall'ospedale oncologico, il cui unico compito abbiamo scoperto essere la cura chemioterapica, siamo finiti in questo reparto, passando prima dal pronto soccorso. Sono stati 3 i ricoveri vincolati dalle dimissioni protette in 1 mese. La causa del primo ricovero è stata una febbre alta e intermittente, che non lasciava mio padre da ormai 2 settimane, e dall'ultima chemioterapia. Sottoposto a numerose analisi, non si è riuscito ad isolare il batterio nel sangue ed è stato sottoposto a cicli di antibiotici a largo spettro. Dopo qualche giorno dalle dimissioni, la febbre è tornata, nuovo ricovero di 10 giorni circa. Mio padre è entrato in questo reparto sulle sue gambe e ne è uscito che non si reggeva in piedi, in uno stato di cachessia neoplastica avanzata che non è stata diagnosticata, anzi, nel referto delle dimissioni è stato scritto 'buone condizioni generali'. Su forte insistenza nostra siamo riusciti a fargli togliere il cvc, sospettato di poter essere causa della febbre, tolto per esclusione. Nel frattempo nuovo ciclo di antibiotici, probabilmente sovradosati dal momento che ci sono state delle correzioni in corso d'opera, alla fine del ricovero. Mio padre ha smesso di mangiare e non è stato alimentato per via parenterale o in altro modo, ha perso 10 kg. Nonostante abbiamo fatto presente questo problema, ci hanno risposto che aveva l'idratazione ed andava bene così. Per una settimana non è riuscito ad andare in bagno, e, visitato, per i medici non c'era nessun problema, fatto salvo che si stava intasando pericolosamente. Rientrato a casa la febbre è scomparsa, ma la situazione generale era peggiorata tantissimo, all'oncologico ci hanno detto di contattare l'ADI, attivata dopo 10 giorni, e mio padre non veniva più visto da un mese nè da un oncologo, nè da terapia antalgica, dove era tutto pieno di pazienti o tutto vuoto di medici a causa di un congresso che ha svuotato interamente il reparto per 3 giorni. Dopo 3 idratazioni effettuate dall'ADI, mio padre ha iniziato ad avere difficoltà respiratorie, e siamo stati costretti a ricoverarlo nuovamente, chiamando il 118, senza saltare la trafila del pronto soccorso (almeno otto ore), nonostante gli spettasse in quanto in dimissioni protette, siamo finiti nuovamente in medicina 2. Ho fatto molta resistenza a questo nuovo ricovero perchè ormai nè mio padre, nè nessuno di noi della famiglia, aveva più fiducia nei medici di questo reparto. Ma ci hanno obbligati. Papà è morto dopo 2 giorni, in condizioni poco dignitose. Innanzitutto è stato messo in una stanza con altre 4 persone, lui era il quinto, tutte con tosse (mio padre aveva versamento pleurico e infezione ai polmoni), non avevano un cuscino da dargli, ho dovuto chiedere io in un altro reparto. Anzichè considerare la sua situazione e aiutarlo a morire senza soffrire inutilmente, gli è stato fatto altro antibiotico e nutrimento parenterale. La notte della sua agonia c'era la dottoressa Pillai che, quando è entrata in stanza per visitarlo, ha detto "i malati terminali tutti quì li portano?", davanti a mio padre che, rimasto lucido fino all'ultimo minuto della sua vita, ha sentito perfettamente... non credo che quello che ha sentito gli abbia fatto piacere. Da quel momento è stato sempre peggio, gli è venuto il rantolo, e gli è stata somministrata la morfina in dosaggio minimo, 10 e poi 20, ma lui continuava a chiederci antidolorifici, nonostante sia trascorsa tutta la notte la dottoressa non si è più avvicinata (neanche su nostra richiesta) a vedere se il farmaco andasse bene o fosse insufficiente. Mio padre continuava a chiedere aiuto, ed è stato praticamente ignorato, non lo hanno nemmeno cambiato nonostante si fosse sporcato. E' stato lasciato lì a morire in una stanza con altre persone che dormivano, senza assistenza. Solo la mattina, con comodo, mentre letteralmente esalava gli ultimi respiri, sono venuti a cambiarlo: ho mandato via le infermiere, perchè morisse senza estranei. La dottoressa si è avvicinata solo allora a constatare il decesso, a noi familiari non ha fatto nemmeno le condoglianze. Mio padre aveva diritto ad un trattamento professionale ben diverso e umano, lo stipendio di queste persone arriva dalle tasse che anche lui ha pagato tutta la vita, lavorando onestamente. Tutto ciò verrà segnalato in tempi brevi a chi di competenza.
Commenti
Altri contenuti interessanti su QSalute