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Una settimana in terapia intensiva
Ho sempre sostenuto che alcune professioni più di altre, specie quelle che hanno a che fare con l’ambito umano, necessitino di una vera e propria “vocazione”: il sacerdote, il catechista, l’insegnante, il medico, l’infermiere, il poliziotto, ecc. Bene, devo dire che in quarto reparto tutti, e dico tutti indistintamente, ognuno con le sue prerogative umane e personali, manifestano chiaramente questa vocazione all’assistenza al sofferente, ci si dedichino con amore e professionalità, dalla pulizia della stanza alla somministrazione della terapia. Ognuno porta con se un sorriso, un gesto d’affetto, una parola dolce e di conforto. E non si ha idea del valore aggiunto di un gesto comprensivo, di una stretta di mano o di un pugno sulle nocche, di un atteggiamento disponibile. O forse si ha, e per questo viene elargito con tanta profusione.
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