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Arrivata in ospedale con contrazioni forti, dopo la rottura delle acque, un'ostetrica, che poi mi ha purtroppo seguita anche durante il parto, non credeva al fatto che stessi per partorire a momenti e mi ha messo al monitoraggio quando non riuscivo nemmeno a star seduta! A furia di insistenza mi hanno visitata e finalmente lei e la dottoressa si sono rese conto che la dilatazione era quasi completa. Mi hanno dato una stanza in cui ho proseguito da sola con il mio compagno il travaglio - e fin lì tutto bene, fino a quando non sono stata condotta nella sala parto provvista di vasca (che probabilmente fa solo parte dell'arredo, in quanto non mi è stato permesso di usarla) e OBBLIGATA a stare su un lettino scassato per tutta la fase espulsiva. Ho chiesto più volte di potermi alzare e almeno poter usare lo sgabello apposito, ma sia l'ostetrica che la dottoressa non hanno voluto sentir ragioni, in quanto questo si trovava nell'altra sala e non avrebbero potuto pulirlo.
Morale: a un certo punto, costretta in quella posizione innaturale, le contrazioni non bastavano più a loro dire e quindi mi è stata iniettata ossitocina portando la bimba a uscire in una sola spinta e causando una lacerazione di terzo grado che è arrivata quasi a compromettere lo sfintere. Un'ora e mezza di punti. Tre settimane senza riuscire a camminare decentemente e con dolori forti. Ancora adesso a distanza di tre mesi la situazione non si è sistemata. Il bello è che si sono giustificate dicendo che erano i miei tessuti a essere già rovinati. Stefania, mi auguro che tutto quello che è successo a me non debba toccare ad altre donne, che da un'ostetrica si aspettano di essere ascoltate e capite nel momento più bello, ma anche più delicato. Cosa che non è successa a me.