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Non capiti i sintomi di un TIA
Il giorno 21 maggio, tramite 118, un paziente di 55 anni sportivo con attività di gare, non fumatore, di 82 kg., viene trasportato al P.S. del Policlinico di Bari, dove si riscontra, in anamnesi: iperteso in terapia.
Questa sera ipoestesie emisoma sinistro con obnubilamento visivo associato a perdita del controllo sfinterico. Riferito episodio simile questa mattina. All’arrivo degli operatori del 118: PA 210/90 mmHg, SatO2 98%. FC 69/min, Hgt 140 mg/dl, ECG: BBD completo”. Con il sospetto d’ischemia cerebrale, il paziente si sottopone a TAC cerebrale, refertata negativamente per lesioni ischemiche. Tale responso “convince” il neurologo ad affermare di: “esame obiettivo neurologico negativo. Non urgenza neurologica in atto. Ottenuto miglior compenso pressorio. Aggiungere Lexotan 7 gtt la sera a lungo”.
La dottoressa, dopo ben 5 or e 30, suggerisce al paziente che tutto è nella norma, che può tornare a casa. Qui interviene un "lampo di genio", o meglio la magia: alle 2.20 alle dimissioni compare la scritta "RIFIUTA ULTERIORI ACCERTAMENTI" (come se il paziente fosse in grado di capire cosa suggerire o non eseguire). Nessun consenso informativo è stato sottoposto come prevede la legge, nessun rifiuto di ricovero è stato dichiarato.
Peccato si trattasse di un TIA, che COME INDICANO le linee guida SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion – VII Edizione – 14.3.12), le linee guida bari 5564-12 emesse dal policlinico di bari, le linee guida regionali ed europee, IL PAZIENTE ANDAVA TENUTO SOTTO OSSERVAZIONE- RICOVERATO.
DOPO 12 ORE EBBI UN ICTUS (che mi ha rovinato la vita).
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