Dettagli Recensione
Figlia di paziente
Il 29 maggio ricovero mio padre passando dal P.S. per una paraparesi delle gambe. La diagnosi fu mielopatia spondilogenetica c6-c7.
Dopo circa un mese di cortisone, decidono di operare.
L'incaricato di questo intervento è il dott. Giuseppe Fabrizio Paolillo.
Intervento dii microdiscetomia c6-c7 per via anterolaterale destra e posizionamento di cage intersomatica.
Il giorno seguente provo a chiamare sul cellulare mio padre (dato che siamo a 100 km. di distanza e non possiamo entrare in reparto, causa Covid). Non ricevendo nessuna risposta, chiamo il dr. Paolillo, che mi dice:
"signora c'è stato un problema".
Io: " che tipo di problema dottore??" mentre il cuore mi andava a 1000).
Paolillo:" praticamente suo padre è in intensiva perchè, non so come, c'è stata una perforazione dell'esofago.
DURANTE l'intervento, e NON A SEGUITO (come c'e scritto sulla cartella clinica) a mio padre viene perforato l'esofago. La lesione è di ben 3 cm. e gli provoca una infezione detta MEDIASTINITE.
Durante la notte viene portato d'urgenza in terapia intensiva e poi in sala operatoria per cercare di cucire la lesione e poi viene messo in coma farmacologico per circa 40 giorni.
Da premettere che i familiari erano all'oscuro di tutto mentre veniva portato in intensiva e poi in sala operatoria.
Quindi, durante il coma mio padre subisce:
1= intervento per ricucire l'esofago
2= intervento per pulire la parte del mediastino ( o gabbia toracica, che dirsi voglia), posizionamento di 3 drenaggi per riassorbire il liquido pleurico nel polmone.
3= intervento per rimuovere il cage che ormai era infetto e inoltre viene applicata la tracheostomia.
Intubato e terapia antibiotica.
Gli viene "isolato" l'esofago e messo un sacchetto che raccoglie muco misto a saliva.
Totale degenza: 59 giorni.
In attesa dell'intervento definitivo, e cioè la ricostruzione dell'esofago, mio padre, svegliatosi dal coma, ma con l'infezione che, anche se tenuta a bada grazie agli antibiotici, era sempre lì, comincia un periodo di fisioterapia presso un centro specializzato.
L'8 ottobre viene trasferito presso un altro ospedale e gli ricostruiscono l'esofago.
Tecnicamente l'intervento va bene, ma comincia ad avere restringimento e non riesce nè a mangiare nè a bere. Più tardi farà delle dilatazioni.
Dopo 8 mesi di ospedale e calvario, mio padre il 30 gennaio 2021 muore all'età di 53 anni per sepsi che ha infiammato le pareti cardiovascolari provocandogli ischemia cerebrale con emorragie cerebrali.
Inoltre pulizia carente.
L'unica cosa positiva di questo reparto è l'equipe infermieristica che, anche se c'è carenza di personale, devo dire che si fa in 4 per i degenti. È questo va riconosciuto.
Inoltre il reparto di rianimazione Brienza è l'unico reparto in cui non c'è carenza di nulla, soprattutto di umanità, al contrario la neurochirurgia.
Commenti
sono il prof. Signorelli, direttore della UOC di Neurochirurgia. Come ho avuto modo di dirle di persona, sono costernato per la grave complicanza che ha compromesso il risultato dell'intervento chirurgico subìto da suo padre. Tale intervento era indispensabile, tenuto conto della grave menomazione delle funzioni del midollo spinale che suo padre presentava al momento del ricovero in urgenza presso la nostra struttura. Purtroppo, si è verificata una complicanza rara, ma prevista, che ha condizionato gravemente il decorso clinico.
Volevo però fare alcune precisazioni:
1. l'espressione "a seguito" riportata sulla cartella è in questo caso sinonimo di "a causa" e non vuol dire "dopo". Ci tengo a precisarlo giacché non voglio che vi siano fraintendimenti sul fatto che la perforazione dell'esofago sia stata una complicanza dell'intervento chirurgico, come le ho detto di persona;
2.la pulizia del reparto di Neurochirurgia è fra le più accurate nel Policlinico e lo era anche durante la degenza di suo padre, nonostante in quel periodo la Neurochirurgia fosse stata trasferita nel reparto di Ortopedia, a causa della requisizione del nostro reparto per far posto ai pazienti affetti da Covid, delocalizzazione durata da marzo ad agosto 2020. L'infezione, infatti, non è stata causata in alcun modo da una carenza di pulizia, ma dal fatto che il materiale ingerito sia filtrato attraverso la lesione dell'esofago nel mediastino.
3. Io in prima persona, come tutti i miei collaboratori, in prima fila il dott. Paolillo, abbiamo fin da subito prodigato il massimo delle cure a suo padre e dimostrato la disponibilità più completa verso voi familiari. Alle vostre richieste di chiarimenti e di impegno a risolvere la grave situazione creatasi a causa dell'intervento chirurgico io di persona e tutti i miei collaboratori non ci siamo mai sottratti. Mi dispiace che lei abbia riscontrato una mancanza di umanità da parte nostra, vuol dire che abbiamo fallito come uomini prima ancora che come medici.
Mi dispiace però ancor di più per la perdita di suo padre, che ho potuto conoscere e apprezzare durante la lunga degenza nel mio reparto. Sono a sua disposizione per ogni sua richiesta: ci terrei ad alleviare, anche se in minima parte, il dolore suo e dei suoi familiari, per quanto rientri nelle mie capacità.
La saluto cordialmente.
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