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Procedura interventi a numero chiuso da rivedere
Ospedale Civile di Asti. Ore cinque del mattino.
Che ci fa una file di persone davanti all’ingresso? Stanno aspettando l’apertura tra un paio d’ore per ritirare un numero e mettersi nuovamente in coda ciascuno per il proprio intervento. Il numero di posti è limitato, perciò solo chi riesce a rientrare sotto la soglia stabilita può fermarsi. Chi arriva troppo tardi, ritenterà il giorno successivo e ancora fino a che non avrà successo. Per quest’ospedale è accettabile che una persona che ha bisogno di cure debba sottostare a queste condizioni per usufruire del “servizio”.
Si immagini il caso di una signora di 85 anni, mia nonna nello specifico, con tutti gli acciacchi legati all’età, che dopo aver seguito tutta questa trafila per un intervento di chirurgia maxillo-facciale, stremata dalle forze ma soddisfatta per aver raggiunto la meta alle 8.30 del mattino, si vede l’agognato medico che dopo aver fatto un giro intorno al suo lettino, le nega la possibilità di procedere e la invita a rivolgersi ad un altro dottore dello stesso ospedale, disponibile solo tra un paio di settimane. Alla richiesta di spiegazioni, l’unica risposta che ottiene è un ghigno di sufficienza.
Ciò che più mi inquieta è il fatto che questa procedura faccia parte di una routine che si svolge quotidianamente e che è stata studiata da qualche diabolica mente dello stesso Istituto.
Per dare alla tragica situazione un tocco fantozziano, mi è stato riferito dell’introduzione nel tempo di una presunta area di miglioramento: una guardia si presenta verso le 6.30 allo scopo di verificare che il numero del biglietto ritirato al momento dell’apertura corrisponda effettivamente alla sequenza di arrivo di ciascuno. Questo a seguito a disordini sfociati in atteggiamenti violenti tra i concorrenti al numero chiuso.
Sembrerà banale la mia proposta all’Ospedale, ma è ciò che suggerisce il buon senso e che viene comunemente applicato negli altri Istituti simili in Italia e nel mondo: che ne dite di stabilire un sistema di prenotazioni allo sportello, online e/o telefonico per dare la possibilità alle persone di presentarsi all’orario effettivo dell’intervento, evitando così quest’inutile spreco di tempo ed energie?
Nel ricordare che la prima parola dell’acronimo S.S.N. coincide con “Servizio” (nel vero senso del termine), chiudo nella speranza di scuotere qualche coscienza e risvegliare il valore dell’etica che dovrebbe essere alla base della professione di medico, perché le persone comuni e malate non debbano più subire tali angherie e vengano trattate con il rispetto che si meritano.
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