Pronto Soccorso Policlinico Tor Vergata
Recensioni dei pazienti
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Calcoli al pancreas
Sulle pressioni del mio medico che mi ha trovato valori alti, decido di ricoverarmi alla PTV Tor Vergata dove mi curano i calcoli al pancreas.
Il mio problema però sta nella mia corporatura obesa che mi obbliga in strutture adeguate e letti ortopedici bariatrici per il peso eccessivo. Il punto è proprio questo, sono stato obbligato a restare oltre 10 giorni in attesa di ricovero per mancanza di posti, in un lettino per bambini senza la possibilità di potermi muovere tra migliaia di dolori e sofferenze. Uno schifo di accoglienza iniziato con l'accettazione al pronto soccorso da una dottoressa la notte del 30 maggio per oltre 10 giorni in attesa di un posto letto per il mio ricovero. Per quanto mi riguarda ho subito una vera tortura che intendo denunciare anche perché la dottoressa mi offese dicendo che ero un "venditore di pesce fresco" in seguito alle mie lamentele che non avevo spazio per muovermi dentro quel lettino per bambini. Con le sbarre anti caduta alzate senza avere la possibilità di allungare neanche un piede.
Io è dal 2019 prima del covid che vivo nel mio letto ortopedico senza mai alzare le sbarre anti-caduta. Anche volendo, non riuscirei mai a muovere il bacino, questo qualunque dottore lo sa già.
Nando Marcelli
48 ore senza alcun trattamento
Abbandonato su una barella 48 ore senza alcuna visita specialistica e rifiutato trasferimento in Pneumologia, nonostante dalla Tac che ho portato si rilevi un polmone collassato e versamento pleurico con difficoltà respiratorie.
Sei ore di attesa per nulla
Da quasi un mese mi stava soffocando la tosse secca, non hanno aiutato né sciroppi né altro. Due giorni fa ho avvertito un dolore nella parte destra del torace (non ci ho fatto caso), ma ieri sera è arrivato un dolore forte e poi stanotte un tormento, perché dal dolore che avevo non riuscivo a tossire. Stamattina mi sono alzata con forte dolore e grande difficoltà, con il pensiero di andare al pronto soccorso. Sono arrivata alle 16.25, alle 16.45 circa mi hanno fatto il prelievo, tutto a vanvera infatti si è staccata la boccetta dal ago,tutta piena di sangue,muri,pavimento: "scusi,scusi",stavo per svenire,le poltrone non funzionano, mi hanno alzato le gambe e mi sono ripresa. Poi mi hanno portato in corridoio e ci sono scordati di me.
Alle 21.40 ancora niente, quando sono venuta c'erano tre persone sulle barelle con la flebo e due seduti prima di me. Ancora nessuno era passato, tanti hanno rinunciato e se ne sono andati via. Due persone hanno litigato col personale, è alla fine entrato solo un ragazzo (circa 20 anni) che era arrivato più tardi di me con i suoi genitori, sicuramente ha dei problemi psichici. Si è stufato, ha litigato e ha detto: "vi dò ancora massimo 10 minuti.. ", ed è uscito fuori. Appena rientrato con suo padre, l'hanno chiamato.
Io alle 22.20 chiedo al personale quanto ancora avrei dovuto aspettare, mi rispondono che ho 19 persone davanti. Dico che non è possibile (quando sono arrivata era vuoto, ho fatto le foto), mi hanno risposto che non avevo il diritto di fotografare. Insomma, alle 22.30 ho chiesto di togliermi l'ago per andarmene via. Per una invalida, 6 ore è stata una specie di tortura, poi senza combinare nulla... Che vergogna.
Comunicazione fra personale PS e parenti
Ho mio padre ricoverato in zona rossa per impianto di stent coronarici dopo infarto. Si è proceduti alla coronarografia e poi all'intervento di angioplastica senza nessuna tempistica nell'avvertire noi figli, nè informazione ufficiale sulla dinamica dell'intervento. Comunicazione fra personale del pronto soccorso e i parenti dell'assistito praticamente nulla!
Pessimo
Il 23/01 mia mamma è stata portata con ambulanza in PS dopo una sincope e sospetta ischemia transitoria.
In 6 ore non è stata visitata da nessuno. È stata letteralmente messa in un corridoio dove non si è vista l’ombra di un medico o infermiere per vedere almeno come stesse.
Per andare al bagno ha dovuto chiamare noi che eravamo fuori, siamo dovuti entrare e chiedere se qualcuno la portasse al bagno. Hanno deciso di mettere un pannolone ad una persona autosufficiente per non sprecare 5 minuti per portarla al bagno. Dopo 2 ore nessuno era andato a pulirla e cambiarla, nonostante avesse chiesto più volte di farlo e anche noi da fuori.
Dopo 6 ore l’abbiamo portata via.
Mai più.
Pronto soccorso Tor Vergata: ti salvano la vita
Sono stato trasportato con ambulanza al P.S. di Torvergata in codice rosso la notte del 10.12.2023 per sospetto infarto. Desidero ringraziare in primis gli operatori del mezzo 766 per la loro competenza, la dottoressa della sala rossa dr.ssa Devito Domenica Gabriella che mi ha curato e poi cacciato dalla sala rossa per cessata emergenza, il dr. Bovo Manuel, il dr. Fortunato Nicola, ma soprattutto la dottoressa Parisi Giusy che mi ha dimesso.
Certo, il PS Torvergata è una bolgia infernale, ma con 500 accessi giornalieri è fin troppo efficiente.
Il personale infermieristico è di grande professionalità, come pure il personale addetto all'igiene dei pazienti.
È un posto orribile, ma ti salvano la vita.
Bravi!!!
Qualcosa di buono tra tante difficoltà
Episodi di perdita di controllo ed aggressività di anziana trasportata al PS in ambulanza dal 118.
Pronto soccorso sovraccarico e probabilmente non coordinato al meglio, pochi medici e pochi infermieri.
Segnalo positivamente i due vigilantes all’ingresso: si adoperano per venire incontro a chi aspetta, in strada, qualche notizia del proprio paziente, anche loro tra mille difficoltà.
Accoglienza e disponibilità
Vorrei lasciare un paio di recensioni positive: la prima per l'accettazione del pronto soccorso, dove opera personale molto professionale ed accogliente, in particolare un infermiere di nome Valerio che ha mostrato il massimo del supporto e della disponibilità tecnica e professionale; la seconda al reparto otorinolaringoiatria.
Grazie!
Il personale medico e paramedico del turno di notte è meraviglioso. Scrupolosità, gentilezza, empatia, sorriso... Medici e infermieri che svolgono il loro lavoro con professionalità e passione, facendo sentire il paziente un po' meno paziente e più persona.
Professionisti che ti ascoltano, ti accolgono e ti spiegano, fugando ogni dubbio.
Grazie al turno di notte del 3 luglio.
Recensione su qualità complessiva offerta dal P.S.
Acceduto il 2/3/2023, ho ricevuto la prima eccellente assistenza.
Sono stato poi trattato con impianto di pacemaker.
Umanità assente
Mia mamma, Civolani Annamaria, è arrivata al Policlinico Universitario Tor Vergata - Pronto Soccorso - la mattina del 29/12/2022 accompagnata dalla figlia Giovanna Speciale.
Mamma ha tossito tutta la notte e al mattino non riesce a camminare.
Il foglio di ricovero è del cardiologo, dott. Iulianella che, dopo visita cardiologica ed elettrocardiogramma sospetta sindrome nefrosica per edema diffuso negli arti inferiori e ulcere sanguinanti alle gambe.
Mi è permesso di rimanere in sala d’attesa perché mamma è disabile al 100% (articolo 3, co. 3 della Legge 104/92) ed è completamente sorda. Con codice azzurro, mamma rimane per circa 8 ore in attesa.
Faccio presente più volte che sanguina dalle ulcere, che non sono state medicate e che comincia a respirare a fatica.
Quando finalmente entriamo in visita la dott.ssa Ferrari esterna il suo disappunto in quanto è stato permesso che una ottantaquattrenne rimanesse in attesa tante ore senza assistenza. Dispone che le siano fasciate le gambe e osservando anche il rush cutaneo e l’edema diffusi, decide di trattenerla. Anche le analisi del sangue attestano una condizione di salute preoccupante.
Mamma ha una leucemia linfatica cronica da venti anni. Ha subìto un intervento per tumore al colon nel Dicembre del 2002. Recentemente il neurologo che l’ha in cura, le ha diagnosticato un’epilessia e per controllare allucinazioni anche uditive e comportamenti aggressivi, le ha prescritto oltre l’antiepilettico anche Talofen.
Quella sera vengo allontanata e lascio mia mamma cercando di rassicurarla: non è abituata a stare in un ambiente che non conosce e non sta mai da sola.
Lascio con lei un contenitore con tutte le sue medicine, un altro con la protesi dentaria che le hanno fatto togliere e un piccolo trolley blu.
Il giorno seguente, il 30/12/2022, cerchiamo di spiegare le condizioni di mia mamma, la sua disabilità largamente certificata e aggravata da una sordità completa.
Facciamo notare che la componente allucinatoria potrebbe aggravarsi in un ambiente estraneo senza alcun volto familiare ma, comunque, non ci viene permesso l’ingresso, anche solo per un saluto, una parola di conforto. Niente.
Il medico di turno alle 18.00 ci dice che la tac ha riscontrato una polmonite e che le hanno somministrato ossigeno. Inizia quindi terapia cortisonica e antibiotica.
La sera mamma ci chiama al telefono piangendo disperata, ha paura, singhiozza, chiede la nostra presenza, il nostro aiuto. Arriva al telefono un infermiere al quale riesco a suggerire di somministrare il Talofen perchè senza non si calma e non riposa; mi garantisce che consulterà la cartella e nel caso, darà le gocce.
Il 31/12/2022, mi chiama un’infermiera e mi chiede di andare al Pronto Soccorso perchè non trovano il trolley di mamma e neanche il contenitore con la sua protesi dentaria. Cerco per tutto il pronto soccorso, anche nei bagni, senza fortuna.
La perdita della protesi dentaria provoca in mamma molto disagio: si sente umiliata, non toglie mai la protesi in pubblico neanche davanti a noi.
Mia mamma è provata e spaventata. Chiedo al medico di turno di darmi il permesso di assisterla spiegando chiaramente le sue condizioni, prende tempo, deve pensarci. In attesa, mia sorella chiede e ottiene, grazie all’intervento del Dott. Massimiliano Vitale dello staff della Direzione Sanitaria, il permesso di permanere con mia mamma. A quel punto anche il medico di turno mi accorda il permesso e predispone il braccialetto che mi darà modo di essere presente a fianco di mia mamma h24.
Mia mamma è visibilmente più tranquilla, riesce anche a mangiare qualche omogeneizzato che, a causa del furto del trolley, è l’unico alimento che può concedersi. Abbiamo fatto reclamo all’Ufficio Relazioni con il pubblico senza alcun riscontro. La mia permanenza al suo fianco, nonostante il braccialetto dovrebbe fungere da lasciapassare, in realtà è costantemente ostacolata dall’infermiera e a volte dal medico di turno. Il 05/01/2023 mia mamma sembra migliorare, ha meno tosse, riesce a stare senza ossigeno a intervalli programmati, ha 93 di saturazione. Non vede l’ora di tornare a casa.
Chiediamo incessantemente che venga spostata in reparto; soffre molto la posizione supina e constatiamo che persone ricoverate dopo di lei, vengono spostate in reparto. Anche loro affette da polmonite, ma più giovani. Il 06/01/2023 dorme continuamente, rifiuta di mangiare. La tac riscontra liquido nei polmoni. Insistiamo che venga trasferita ma, al solito, rispondono che non c’è posto.
Verso sera, è sveglia, vigile ci prendiamo in giro: è il giorno del suo anniversario di matrimonio. L’infermiera del turno serale, nella sala che precede la sala rossa, mi invita più volte ad andare; faccio notare il braccialetto, dico che è molto sveglia avendo dormito tutto il giorno, che le farò compagnia nel rispetto degli altri. L’ultima volta il tono è più perentorio: devo uscire. Forse sono vinta dalla stanchezza, insisto con poca convinzione. Sono avvilita le faccio vedere che è sorda che comunichiamo con gesti familiari che ci siamo inventati oppure scrivendoci. Le prometto che somministrata la terapia con talofen mi allontanerò. Prendo tempo, spero si muova a compassione, in realtà dimentico che ho DIRITTO a stare con mia mamma h24.Mi esorta a salutarla, mi trattengo nei saluti il più possibile. Mia mamma mi chiede: “che faccio io qui da sola?”, le rispondo, prova a riposare e l’attimo dopo, raccomandandomi all’infermiera, sono fuori.
Qualche ora dopo rivedrò mia mamma nella sala rossa, morta. E’ la notte del 06/01/2023.
Le ore in cui sono lontana, chiedo incessantemente al telefono, a signore ricoverate nella medesima sala, per sapere come sta.
Subito dopo il mio allontanamento mia mamma si agita e si toglie più volte la mascherina per l’ossigeno, dopo vari tentativi, l’infermiera, la stessa che mi ha costretta fuori, ritiene sia il caso di legarle le mani. Mamma tenta di bere, ma, con le mani legate non riesce a prendere la bottiglia. Si lamenta. Le pazienti spiegano che in mia presenza era sempre tranquilla, esortano a chiamarmi, ma niente.
Fanno forse un altro emogas, lo aumentano da 40 a 60? Le pazienti non ne sono sicure. Non provano a comunicare con lei, pur essendo a conoscenza della sua sordità; le pazienti presenti nella sala suggeriscono di chiamarmi, ma, ancora, invano. Ad un certo punto l’infermiera chiama la dottoressa di turno, che dà ordine di spostarla in sala rossa per monitorarla e alle pazienti preoccupate dice che non ci sarà bisogno di chiamarmi, che adesso ci pensano loro. In realtà, purtroppo, a distanza di alcune ore, circa tre, la dott.ssa stessa mi chiamerà per dirmi che mia mamma sta morendo.
Mia sorella sarà la prima ad arrivare, è disperata chiede di entrare per salutarla un’ultima volta, ma, una serie di controlli ne rallentano l’ingresso, e quando finalmente riesce ad entrare mia mamma è già spirata.
Noi, cinque figli, siamo in preda ad un dolore immenso e inaspettato, chiediamo spiegazioni, chiarimenti, ma i nostri interlocutori si dimostrano ostili, l’infermiera nega di averle legato le mani, la dottoressa di essere stata chiamata in sala dall’infermiera, una gran confusione nelle risposte che invece noi pretendiamo chiare. Mia sorella e la dott.ssa discutono, i toni sono insolitamente forti, mentre mia mamma giace inerme.
In questa occasione la dottoressa dichiara, che, se mia sorella, che nel frattempo si è allontanata, non torna a porgere le scuse, darà disposizione di un’autopsia contro la nostra volontà. Dissenso da noi esplicitamente dichiarato.Alla fine, si ritrova il senno e per scongiurare un’autopsia, cerchiamo nuovamente un dialogo. L’infermiera è sparita, la dott.ssa ritratta la sua prima versione e ammette di essere stata chiamata dall’infermiera e di aver predisposto che mia mamma fosse portata in sala rossa. Poi, afferma, lentamente si è spenta.
Poco dopo, chiama la camera mortuaria per far portare via mia mamma.
Tutto avviene molto velocemente ed in un clima disumano, senza alcun rispetto per il nostro dolore, mia mamma viene portata via e noi, ancora una volta, l’ultima, siamo “invitati” ad uscire.
Ma, se davvero mia mamma si fosse spenta lentamente, come ci dicono, non avrebbe potuto farlo guardando il viso di sua figlia? stringendole le mani, magari riuscendo a confessare le ultime paure?
Perché, ormai in sala rossa, quando tutto è sembrato precipitare, non chiamare una figlia, scegliere per pietà umana, di concedere l’ultimo conforto?
Eppure: 11.Diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari: Ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia.
Shock settico
Portata via da casa mia mamma lunedì mattina scorso con l'ambulanza, riceviamo le prime notizie la sera dello stesso giorno: stavano facendo degli esami, avrebbero fatto una Tac all'encefalo ecc., ma non ci hanno detto che patologia avevano accertato.
La mattina seguente, martedì 7 febbraio, ci riferiscono ché la mamma aveva un problema metabolico e ché avrebbero iniziato una terapia. Alle 15.00 circa dello stesso giorno ci chiamano riferendoci ché la situazione era grave, chiedendoci di recarci al pronto soccorso. Siamo arrivati alle 16.00 circa, attendiamo qualcuno dopo aver fatto presente che ci avevano cercato; alle 16.20 circa si presenta un OSS con gli indumenti di mamma e gli effetti personali dentro un guanto lattice legato. Dopo circa un quarto d'ora viene una dottoressa accompagnata credo da una infermiera e ci comunica che la mamma era deceduta da circa 30 minuti per shock settico.
Ci ha detto che c'era un solo dottore per circa 50 ricoverati.
Ora ditemi voi se una donna di 74 anni che ha superato 3 aritmie, un infarto e 2 arresti cardiaci, a cui è stato applicato un defibrillatore all'UTIC del policlinico Casilino lo scorso settembre 2022, debba morire per shock settico solamente dopo 24 che stava in pronto soccorso perché in PS c'è un solo dottore per 50 pazienti.
Esperienza vergognosa
Mio suocero è arrivato in PS con febbre altalenante. Primo commento al triage: non si va in ospedale per una febbre.
Dopo 2 giorni di nuovo in PS per febbre molto alta. Dopo 24 di attesa, finalmente una Tac da cui si diagnostica polmonite importante.
Dopo 2 giorni di completo abbandono nei corridoi, c'è stata necessità di ossigeno, e dopo ulteriori 24 ore qualcuno si accorge che occorreva la terapia intensiva.
Dopo ulteriori 24 ore, dato per spacciato, la dottoressa di turno non voleva neanche mettere il casco dell'ossigeno, alla fine messo su nostra insistenza. Dopo ulteriori 24 ore i parametri sono risaliti e si è iniziato a rivedere luce.
Il giorno dopo scopriamo che ritengono il paziente non semplice e l'unica soluzione che trovano sono corde e sedativi. Nessuno che si preoccupi di alimentarlo, nonostante abbiamo fornito specifici prodotti per la sua patologia oncologica.
Oggi stiamo sperando che entri un medico con un minimo di umanità e non veda un paziente anziano come un problema da risolvere, ma che si preoccupi solo di salvarlo e dimetterlo in discrete condizioni.
Negligenza
In data 29/07/2022 arrivo tramite ambulanza in pronto soccorso, cartella clinica 2022021857, per prostatite acuta con brividi, spossatezza, malessere generale, problemi ad urinare, dolori forti testicolari, perianali, ecc. Il medico in servizio al pronto soccorso, oltre a non farmi un normalissima urinocultura per vedere i batteri che provocavano l'infezione (in seguito e' stato identificato a fine agosto, Pseudomonas, perche' tra i 10 giorni della cura antibiotica che mi e' stata data, Rocefin, inefficace e aspettare 15 giorni e un altra settimana per le risposte, è passato un mese, con dolori che neanche descrivo). Comunque, oltre a non farmi una normalissima urinocultura con antibiogramma, non mi è stata fatta una ecografia (dove avrebbero visto un ascesso prostatico al lobo posteriore della prostata) dicendomi che non ce ne era bisogno visto che non avevo febbre (invece ho saputo che il 30% di chi ha un ascesso prostatico non ha febbre). Oltretutto l'urologo di turno che e' sceso dal reparto mi ha risposto che di piu' al momento non sapevano che farmi e che se andavo in setticemia avrebbero fatto una emocoltura, letteralmente una risposta inaccettabbile da parte di un medico.
Sono stato dimesso con un ascesso prostatico documentato da una risonanza magnetica ed eco transrettale - fatte a inizio ottobre perche' non gurarivo - rischiando di andare in setticemia e riportare danni permanenti.
Scrivo questo perche' non deve piu' accadere a nessun altro ammalato di essere trattato in questa maniera.
ANDREA MARCHETTI
Crisi epilettica
Ho chiamato l’ambulanza mercoledì perchè il mio compagno ha avuto una crisi epilettica alle 6.30 del mattino; l’hanno portato al PS Tor Vergata, gli hanno fatto il tampone e gli esami del sangue, punto! Senza bere e senza mangiare fino alle 20.00, senza che nessuno chiedesse o dicesse niente, anzi: se sei tu a chiedere ti rispondono anche male! Alle 20.00 finalmente gli fanno la Tac e gli dicono che PROBABILMENTE è stata una crisi epilettica (si pensava invece a un ictus transitorio) e lo hanno quindi tenuto tutta la notte per fare l'elettroencefalogramma.
Giorno seguente (giovedì ore 12.00) gli fanno SOLO l'elettroencefalogramma e ad oggi venerdì è ancora buttato su una barella al PS. Poi vedi ambulanze fuori al PS con pazienti dentro perché all’interno del PS non c’è posto! E ci credo, per i risultati di un esame 24 ore... incredibile.
Vorrei sapere il direttore sanitario quali misure sta adottando per questo gran caos, nessuna organizzazione e molti infermieri (volenterosi) alle prime armi, ragazzi allo sbaraglio che non sanno dove mettere le mani. Vergogna!
Trauma arto inferiore
Sono stata trasportata in codice giallo con autoambulanza che mi ha preso da un impianto sportivo, chiamati dalla segreteria. Premetto che ero un tantino fuori concentrazione, ma mi hanno scritto sul referto di dimissione che il tutto era accaduto a domicilio... Poi meno male che mi sono accorta che il codice fiscale era errato! Assistenza veramente scarsa, ho chiesto di andare in bagno circa 10 volte ma mi dicevano che dovevo avere pazienza. Inoltre non so se sia normale che la firma del dottore che mi ha dimesso non ci sia (!), purtroppo sono cose che ho constatato quando sono tornata a casa. Allora il mio compagno è tornato in pronto soccorso, ma il dottore non era più in servizio. Quindi, concludendo, speriamo che si possa rettificare il referto di dimissione.
Disumano...
Mi sono recata al PS dopo che la mattina alle 6.00 avevo vomitato con sangue.
12 ore di attesa per una visita a digiuno e senza bere, nessuno ha mai preso in considerazione che mi sentivo poco bene per la disidratazione, nemmeno una flebo per idratarmi.
Esperienza del 4 agosto 2022.
Pessimo!
Mio padre, con coliche biliari dai dolori disumani, dopo essere stato tutto il giorno lasciato su una sedia, è stato dimesso dal medico nonostante i dolori forti con nausea e vomito. La prescrizione per i dolori: tachipirina! Acqua fresca visto che gli erano state somministrate 2 fiale di Toradol. Ho chiesto di poter parlare con la dottoressa per chiedere spiegazioni e chiedere in base a cosa mio padre sia stato dimesso, ma non si è degnata di uscire a parlare con i familiari.
Da nemmeno un'ora dalla dimissioni mio padre ha la febbre, vomito e dolori addominali molto forti. È inaccettabile una cosa del genere. Ho provato a chiamare il pronto soccorso e ovviamente nessun numero è funzionante. Vergogna!!
NON EFFETTUATA ALCUNA VISITA MEDICA
In ben 11 ORE di inutile attesa, è stato effettuato soltanto il tampone rapido, con codice verde assegnato da una giovane infermiera al triage, accedendo dopo un trauma con severa sintomatologia dolorosa a coste e vertebre, dopo aver ricevuto criptiche e contrastanti indicazioni circa i probabili tempi di attesa (cito testualmente: "i pazienti prima di lei potrebbero essere 2 come 30!") da personale che ho trovato inadeguato, tra cui un tizio allo sportello che ha sottolineato con estrema maleducazione e senza neanche alzare gli occhi dallo schermo del computer, che stava lavorando (ci sono molti modi di lavorare!!) e persino, alle nostre rimostranze, relative soprattutto all'assoluta inadeguatezza, approssimazione e scortesia del personale, di chiamare il 112! Il "signore" aveva forse dimenticato che sono gli utenti che pagano le tasse a cui deve il suo posto di "lavoro" a dover chiamare i Carabinieri! Ed è proprio ciò che stavamo per fare ma, ormai sfiniti e distrutti dalla vana attesa, siamo andati via per accedere ad un vero pronto soccorso.
Unico intervento positivo quello delle guardie, che non ha però purtroppo prodotto risultati.
Una vergogna
Pazienti lasciati in attesa per 10 ore costringendoli ad andarsene dal pronto soccorso per sfinimento, senza quindi avere riscontro e risposta ai motivi per i quali ci si è presentati. Un PS deve saper curare e voi non date modo ai pazienti di sapere se sapete curarli! Invito al Direttore a dare una svolta alla situazione!
Un calvario
Mio marito è stato portato al PS del PTV con sospetta emorragia interna all'addome. Lo hanno lasciato una notte e una giornata seduto su una sedia al freddo; poi trasferito in OBI messo su una barella senza coperte e cuscini per 5 giorni. Doveva fare Tac addome, ma non gliela hanno fatta causa ripetuti errori loro. Dei tirocinanti gli hanno messo catetere urinario e gli hanno provocato un emorragia. Poi a me è stato detto che per informazioni mi avrebbero chiamata loro, infatti l'hanno fatto, ma dopo 5 giorni, dicendomi che stava bene e che la Tac non era urgente e che sarebbe stato dimesso l'indomani.
L'indomani mattina hanno detto a mio marito che doveva fare consulenza con l'epatologo; fatta la consulenza, lo hanno dimesso dicendo di fare esami esterni e poi di tornare dall'epatologo. Lui ha accettato, peccato però non gli abbiano rilasciato alcun foglio. Io allora mi sono arrabbiata e ho fatto denuncia al Comando per la Tutela della Salute (NAS).
Tachicardia
Ho accompagnato mia moglie con forte tachicardia alle 11.00 circa di oggi domenica 17 ottobre. Siamo andati via, presi dallo sfinimento, poco prima delle 18.00.
Tante ore lasciata su di una sedia a rotelle, la stessa che mi aveva fornita, per compassione, una delle guardie giurate all'ingresso del P.S. Nessuno si è preso la briga in tutto il periodo di chiederLe circa lo stato di salute, ad ogni richiesta di mia moglie di un aiuto, in quanto con nuovi episodi di tachicardia, veniva rassicurata: sì signora adesso veniamo.
Il medico all'accettazione le aveva detto che l'avrebbe dovuta seguire il medico di famiglia perché per lei, questi episodi, sono dovuti solo ad ansia! Nel pre-triage aveva forti convulsioni, semi incoscienza, ma soltanto io a tenerle sulle gambe.
Abbiamo avuto una brutta, bruttissima esperienza. Esausti dal fatto di non aver ricevuto neanche un minimo di umanità da parte del personale, abbiamo deciso di tornare a casa, nonostante tutto.
La cannula lasciata nel braccio, che siamo poi tornati per farla rimuovere, le ha fatto perdere sangue.
Colpa nostra.
Un pronto soccorso che non è pronto al soccorso
Una stella perché meno non si può. Scrivo questa recensione a distanza di un anno dal fatto accaduto. In piena pandemia mio fratello di 30 anni viene in pronto soccorso per sintomi molto gravi che non riguardavano il Covid e non viene nemmeno fatto passare per una visita. Viene anzi rimproverato per essersi recato in pronto soccorso in piena pandemia - come se andare in pronto soccorso fosse un piacevole passa tempo.
Mio fratello stremato torna a casa e si butta a letto. Vi dico che ho dovuto chiamare l'ambulanza: descritti i sintomi che aveva, in 10 minuti sono venuti a prenderlo per portarlo in ospedale. Il medico disse che non sarebbe arrivato alla mattina successiva se non avessimo chiamato.
In tale ospedale è stato poi ricoverato un mese sotto cure intensive.
Data la piena pandemia e con la situazione di salute di mio fratello, nessuno ha avuto l'energia di rivolgersi ad un avvocato, ma ad oggi me ne pento. Sgridare chi viene a farsi curare senza nemmeno una visita di accertamento!!! Non credo di dover aggiungere altro.
Mi domando...
Mi domando come si possa entrare in questo periodo in un pronto soccorso senza tampone e senza far vedere il green pass.
Mi domano come si possa vedere una cistifellea infiammata (o peggio) senza ecografia, ma solo con analisi che non vengono nemmeno citate nel foglio dimissioni e dopo che il prelievo del mattino si era misteriosamente o miracolosamente coagulato. Quindi rimandata a casa perché le analisi erano meglio di quelle del medico di turno (parole loro) e dopo aver fatto una terapia con flebo con cloruro di sodio.
Entrata al bagno una sola volta, dopo che 4 volte erano passate le addette alla pulizia, lo stato era incommentabile. Personale cortese e gentilissimo.
Servizio assurdo
Arrivato al pronto soccorso alle ore 11.00, mio figlio 18 anni è dovuto andare via alle ore 23.00 con solo un prelievo fatto alla mattina e nessun medico a visitarlo.
Una vergogna!
Vergogna
Ho chiamato l’ambulanza per portare al PS mia madre inferma, e che ha avuto un ictus quasi un anno fa, per dei forti dolori addominali. È arrivata verso le 14.00 in ospedale. Dopo 22 ore non l’avevano neanche visitata, non le hanno dato neanche un pezzo di pane o un po’ di acqua e in più la numerose medicine che doveva prendere, che io ho portato, non gliele hanno date. Senza parole.
Mancato ricovero
Mio figlio di 32 anni è stato portato in pronto soccorso ieri, 19 marzo nel pomeriggio, con puntini rossi, alcuni dei quali erano diventati grosse e viola, su tutto il corpo. Sanguinava dalle gengive, male di testa e aveva la febbre a 37.5 da ben due settimane. Il suo medico, in queste due settimane ha prescritto solo tachipirina. Alla comparsa delle macchie e sanguinamento delle gengive, è stato portato al pronto soccorso di Tor Vergata, dietro consiglio di un amico medico. Una volta lì, lo hanno mandato via dandogli dell'incosciente per essersi recato lì. A quel punto è andato dal suo medico, di nuovo, che ha pensato bene di prescrivere Clavolin. Mio figlio ha dovuto insistere perché gli facesse una impegnativa per le analisi del sangue. Più tardi c'è stato lieve peggioramento, le gengive sanguinavano dalla mattina ed erano comparse altre macchie a altre ancora continuavano a diventare viola. Chiamata la guardia medica, descritti i sintomi, confermano che è grave ma non possono mandare nessuno fino alla mattina dopo. Chiamato il 118 e spiegati i sintomi di nuovo, viene un mezzo di soccorso e lo portano al NOC, dove fanno subito una trasfusione di piastrine, visto che stavano molto al di sotto del livello di guardia; quindi flebo, analisi del sangue e poi una trasfusione. Non riescono a capire cosa sia. La decisione è di portarlo allora a Tor Vergata per ulteriori indagini. Un altro giorno e avrebbe rischiato una emorragia interna.
La mia domanda è: come hanno potuto rifiutare il ricovero ad una persona con tali sintomi? E a dargli dell'incosciente? Oggi, comunque, starà da voi a Tor Vergata, dove, se fosse stato ricoverato ieri, si sarebbero potute già iniziare ricerche per capire di cosa si tratti. Non ho parole.
PTV - coronavirus 1 - 0
Forza ragazzi. Avanti tutta!!!
Esperienza pessima (per usare un eufemismo)
Ricovero in P.S. in seguito a caduta accidentale con trauma cranico e frattura arto inferiore.
Assegnato codice verde. Tutta la notte in una stanzetta con tre uomini (!). Effettuata Tc encefalo e radiografie.
Al mattino, dopo aver manifestato la volontà di farmi operare presso altra struttura, sono stata letteralmente parcheggiata in un atrio per 12 ore senza farmaci, vitto o alcuna assistenza. La sera mi spostano in una sala con altri nove pazienti, tutti con patologie infettive e respiratorie. Trascorro 18 ore con la mascherina, in un contesto del tutto inadeguato dal punto di vista igienico-sanitario oltre che umano (pulizie effettuate senza alcuna privacy).
Finalmente riesco a trovare il posto nella struttura desiderata e, firmando la cartella, mi trasferiscono.
Una esperienza umiliante oltre che demoralizzante.
P. S.: sono un medico, sapevo come gestire alcune situazioni (assunzione terapia, sintomi etc.), cosa potevano fare gli altri pazienti?
Pronto soccorso pessiml
Mi ero operata circa 2 giorni prima in questo ospedale e durante la notte sento un forte prurito alle mani e un mal di testa implacabile che parte dal collo e finisce agli occhi.
Dopo 12 ORE di attesa in codice verde, mi fanno entrare e mi diagnosticano delle placche alla gola (che non avevo, mi sono fatta controllare dal medico di base) e una sospetta mononucleosi. Dopo abbiamo scoperto che avevo un'allergia al farmaco che mi era stato prescritto post operazione.
Madre del paziente
Accettazione che personalmente ho trovato non competente a valutare il codice.
Puoi attendere dalle 10 alle 15- 20 ore anche per patologie non gravi.
Personale stizzoso.
Il migliore
Ho chiamato l'autoambulanza e sono arrivati in 5 minuti. Sono stati gentili e preparati e per questo li ringrazio. Dopo avermi visitato mi hanno trasportato al pronto soccorso e l'infermiere di turno mi ha fatto tutte le analisi complete con molta professionalità. Ringrazio anche lui. Inoltre devo fare i complimenti alla dott.ssa Battaglia e all'infermiera di turno: bravissime e molto competenti.
Grazie ancora.
11 ore, non accade nulla
Su consiglio del nuovo ambulatorio cure primarie di Ciampino, siamo giunti alle 2.00 del pomeriggio di ieri, 7 Settembre, e siamo usciti stufi all'una e mezza di notte per personale medico e paramedico scarso - e quei pochi presenti hanno adottato un atteggiamento di superbia.
Fatevi e fateci un favore: chiudetelo!!
Causa improvvisa febbre a 40/41 di mio figlio che non si abbassa neanche con compresse Tachipirina e pressione sangue a 42/102, mia moglie non sapendo cosa fare di più compone il 118 alle ore 09:45.
E lì inizia la nostra odissea. Visto che il pronto soccorso di zona è questo, l'ambulanza é costretta a portarci qui.
Triage, codice verde, prelievo sangue.
Passano 3 ore, nessuna notizia.
Poi dicono che le analisi sono ok.
Nel frattempo il ragazzo ha freddo e la febbre sale.
Ore 14:00 (4 ore di attesa), con la solita cortesia mia moglie chiede notizie.
Ed ecco la classica infermiera arrogante che dice: " ...ma voi non lo sapete che se chiamate il 118 solo per una febbre poi qui vi danno il codice verde e aspettate molte ore?" e mia moglie " noi l'abbiamo chiamato perché non sapevamo più che fare..." e lei "...guardate che pure per neonati non si va in ospedale e non si fa nulla prima dei tre giorni di febbre!"-Alchè intervengo io " ma guardi che se fa il suo lavoro vede che la febbre non si abbassa per niente, altrimenti non eravamo qui e vede anche che con quattro ore manco uno straccio di termometro per prendergli la temperatura avete cacciato!"
Così dopo pochi minuti vengono finalmente a misurargli la temperatura e di conseguenza gli fanno una flebo con Tachipirina.
Chiediamo notizie per la visita con il dottore, abbiamo due persone avanti.
Passano altre 4 ore così (8 ore di attesa) e altra flebo Tachipirina.
Arriviamo così, a 11 ore di attesa. Chiediamo notizie per la visita medica e ci dicono che ora abbiamo 5 persone davanti, cioé dovremmo stare tutta la notte in PS.
A questo punto decidiamo di far rimuovere l'agocannula ed andarcene con l'intenzione di andare in altro pronto soccorso se il ragazzo peggiora.
11 ore per nessuna risposta.
Da notare: oggi 10/07/2019, di pomeriggio, i 4 infermieri (camici arancioni) dicevano che però il dottore per i 68 pazienti era uno solo purtroppo.
Quindi, se mancano i fondi, perché lo stato paga 6 persone a ricevere la gente, che ci vogliono due minuti a persona, ma non paga e assume i medici??
Oltre a tutto ciò, da segnalare: bagno attesa con porta che non si chiude, carta per mani esaurita, sapone mani esaurito. Disinfettante ospedaliero: questo sconosciuto.
Pessima esperienza
Arrivata con mia mamma di 83 anni in ambulanza la mattina alle 10.30 a seguito di una caduta, sono le 2.48 e siamo ancora qui!!! Assurdo .
Adesso mi dicono: se vuole tornare domattina... ma vi rendete conto???
Un girone dantesco
Definirlo girone dantesco e il modo più civile per esprimere il peggio della sanità. Ho portato mia madre in pronto soccorso la mattina del 1 gennaio e dopo aver tentato inutilmente per 24 ore di avere informazioni, mi è stato risposto (in modo scortese) che non c'erano medici, costringendomi a chiamare le forze dell'ordine che, intervenuti, hanno fatto apparire i medici. Personale poco e sotto stress, quindi per niente disponibile e spesso molto alterato e sgarbato; barelle ovunque; sacche di caratteri gonfie di pipì che nessuno sostituisce; odore di feci e pazienti che si lamentano, ma nessuno li ascolta, tutto prosegue nell'indifferente scarica-barile tra medici e personale.
ELOGIO
Voglio encomiare la estrema professionalità, disponibilità ed affidabilità di tutto il personale del Reparto Pronto Soccorso che persino nel periodo di Natale, nonostante la carenza di personale sanitario e nonostante il sovraffollamento di pazienti con patologie più disparate, è riuscito a gestire con gentilezza e competenza ogni singolo caso, compreso il mio, senza nulla lasciarsi sfuggire e senza mai ripeto mai perdere la calma ed il sorriso. Anche in passato ho dovuto usufruire di tale reparto e ho sempre riscontrato la sessa professionalità, organizzazione ed efficienza.
Trattenuta in OBI del PS, poi sono stata trasferita in Chirurgia d'Urgenza per colecistectomia.
Vergognoso
Vergognoso portare avanti una OBI con personale ridotto all'osso. 60- 70 pazienti in barella con 3 infermieri e 2 medici. Il risultato è un assistenza pessima. È vergognoso pensare che è a rischio la vita dei pazienti e degli operatori e questo avviene sotto gli occhi di chi vigila sulla qualità dell'assistenza erogata.
Pronto soccorso
Complimenti al personale sanitario e parasanitario per la loro competenza, professionalità, disponibilità, gentilezza e pazienza.
Comportamento indicibile dell'addetta al PS
Il 5 febbraio scorso mio figlio è caduto da una scala ed è stato condotto al PRONTO SOCCORSO del Policlinico di Tor Vergata.
Appena avuta la notizia mi sono precipitato a trovarlo, dopo aver saputo da chi lo aveva condotto lì, che aveva riportato fratture alla colonna vertebrale e al coccige, nonché una grave distorsione ad un ginocchio (che in passato ha subìto ben quattro interventi chirurgici), un trauma cranico con perdita dei sensi, oltre a varie ecchimosi da contusione ed ematomi.
Scrivo questo, soltanto per evidenziare la gravità dell'infortunio.
All'Accettazione del Pronto Soccorso ho pietosamente implorato disperatamente per 2 ore affinché mi si facesse varcare la porta che mi separava da lui per vederlo, per avere notizie: soltanto dopo 3 ore circa, ho ricevuto il consenso a poterlo vedere. Il consenso è venuto da quella che credo fosse la caposala al momento. Almeno a suo dire, era stata la responsabile di ciò.
Quindi alle 22.30 ho potuto vedere mio figlio e parlare con l'ortopedico di turno, che mi ha confermato quanto sopra. In attesa di parlare col chirurgo, mio figlio con 4 vertebre fratturate, ecc., nel frattempo ERA STATO MESSO IN ATTESA DEL SUO TURNO, SEDUTO SU UNA SEDIA!!!
Conseguenzialmente, vista la sua evidente sofferenza e udita la sua richiesta per il dolore insopportabile causato dalla scomoda e pericolosa posizione di seduto, nonostante fosse stato sollecitato a sdraiarsi su un lettino oppure con una ciambella idonea al fine di non gravare col peso corporeo sul coccige fratturato dal medico ortopedico che lo aveva visitato, mi sono permesso di chiedere cortesemente alla stessa infermiera (o caposala?), la quale peraltro aveva affermato di avermi personalmente autorizzato all'accesso... Ho chiesto appunto a lei in quanto dichiaratasi responsabile, se si fosse potuto utilizzare uno dei lettini visibilmente liberi e adiacenti a mio figlio; per tutta risposta, probabilmente perché si è sentita colta in fallo, l'operatrice del Pronto Soccorso, servendosi del servizio di sicurezza fatto da lei intervenire in modo subdolo e sotterraneo, alle 23.30 mi ha fatto cacciare fuori immotivatamente e con l'arroganza di chi si sente padrona della vita degli altri, lasciandomi peraltro col dolore di vedere mio figlio disperato su una sedia !! Questo, soltanto perché mi sono permesso di sollecitare con le migliori buone maniere possibili il diritto ad essere collocato su una barella da parte di mio figlio sofferente e dolorante (invece che in posizione di seduto!), causa le fratture multiple alla colonna vertebrale, inerme e in attesa di conoscere la propria sorte !
Penso scriteriato lasciare un ferito dolorante per quel tipo di danni riportati su una sedia a rotelle, e ancor di più lasciarlo senza assistenza ed in attesa in quella posizione scomoda per un'ora, a fronte di diversi lettini liberi ben visibili.
Non si può che dedurre che sono stato cacciato fuori, per ritorsione o chissà per quale recondito condizionamento mentale che aveva colto l'operatrice. Ciò avveniva, e lo dico senza alcuna invidia, mentre altri parenti di assistiti bontà loro, restavano invece seduti e non allontanati come invece accaduto a me. In buona sostanza sono stato "punito" solo per aver chiesto un aiuto umano per un paziente, nella fattispecie mio figlio, sofferente ed in situazione di pericolo.
Trovo pertanto assurdo, irresponsabile e da denunciare alla pubblica opinione, il comportamento ottuso ed esercitato "ad personam" da parte dell'addetta all'interno del pronto soccorso, alla quale evidentemente sfugge sicuramente la compassione e la necessaria umanità da usare al cospetto del dolore, della sofferenza del ferito e dei parenti impotenti; sfugge altresì all’addetta anche il concetto materiale, che la retribuzione dovuta al suo lavoro (a cui nel mio piccolo partecipiamo tutti, compreso il sottoscritto) viene giustificata in primis dalla corretta assistenza da dare a chi nell'ambito del pronto soccorso ne abbisogna ma, al contempo, che non può usare atteggiamenti personalizzati all'interno del posto di lavoro, rispettando il codice deontologico imposto dall’organismo da cui lei è dipendente.
Insomma, non può e non deve trattare con sufficienza e disattenzione i feriti bisognosi di cure e assistenza, e neppure trattare feriti e i relativi parenti come carne da macello. Questo, neppure se fosse l’unica proprietaria della struttura, che guarda caso invece è pubblica!!
Peraltro, ho letto alcune recensioni di altri utenti, e ho riscontrato che il problema non è stato personale e affatto isolato, ma è esteso, e questo mi fa ancora più arrabbiare.
Concludo facendo un augurio alla signora : sarebbe utile per la sua improbabile crescita umana, ma comunque glielo auguro perché capisca le esigenze del malato anziché calpestare i suoi diritti e trattare i parenti con modi del genere, in quanto evidentemente convinta di essere immune da problemi e che le disgrazie accadano sempre e soltanto agli altri, cosa che a cui invece siamo tutti indistintamente soggetti, mi auguro quindi che si trovi nel medesimo disagio in una analoga situazione ma a parti invertite, trovandosi di fronte in una circostanza così emotivamente drammatica, una persona come lei, esattamente come è successo al sottoscritto. Forse dopo, avrebbe una riconsiderazione circa il proprio operato.
Voglio concludere dicendo che un pizzico di umanità non guasta mai.
Fabio Fasan
OBI = girone dantesco
Mio marito (45 anni) è stato ricoverato in codice rosso per emorragia cerebrale. Sono riuscita a parlare con un medico solo dopo 10 ore. Ogni mia richiesta di parlare con un dottore mi è STATA NEGATA. Qui ogni diritto del paziente e del parente viene calpestato? Il personale medico e infermieristico l'ho trovato sgarbato e maleducato. La gente staziona nella OBI per giorni su barelle, quando si è fortunati, o su una poltrona per giorni. Paziente privato di ogni diritto privacy e servizi essenziali. Il triage viene effettuato al box informazioni dove tutti quelli in attesa ascoltano i tuoi problemi personali. Pessima esperienza. Da dimenticare.
Pessimo
Attese lunghissime per pazienti gravi, considerati codice verde da gente che si nasconde dietro un protocollo.
A paziente ischemico, cardiopatico, operato, iperteso, malato di cancro, con vomito, diarrea, dolore diffuso, febbricola e un po' giallino, è stata presa solo la pressione (controllata con farmaci) e quindi messo in codice verde per ore! Dopo aver dato di matto, dopo due ore dove peggiorata, veniva portato dentro a fare le analisi (che avrebbero dovuto fare subito...) e messo per ore attaccato al muro in fila con altri malati..
Ci sono altri pronto soccorso nelle vicinanze, approfittatene gente..
Ricovero in OBI
Mia madre si trova ricoverata in OBI dal 30 ottobre ad oggi, 5 novembre.
E' arrivata qui da una clinica riabilitativa, diagnosi: clostridium difficile.
Da ieri è stata "sbattuta" in un corridoio.
I medici dicono che non sarà possibile una terapia efficace fin quando non sarà trasferita in reparto.
Non si notano quindi miglioramenti sul piano della salute fisica, quel che si nota è un pericoloso peggioramento delle condizioni psicologiche, fatto che ci preoccupa molto.
E' possibile che in 1 intera settimana non si sia liberato 1 solo posto in reparto?
Non sappiamo cosa fare.
Un pronto soccorso vergognoso
Disorganizzazione incredibile, mancanza assoluta di educazione, gentilezza e, aggiungo, di umanità nei confronti dei pazienti e dei familiari.
Tale comportamento si è protratto in tutta la settimana in cui il paziente è stato in osservazione fino, purtroppo, al decesso.
A conclusione di ciò, aggiungo, e me ne assumo le responsabilità, che gli effetti personali della persona deceduta non sono stati restituiti ai familiari e, di fronte alle richieste insistenti degli stessi, è stato opposto un muro di gomma con scarico di responsabilità tra il reparto, i vigilantes e i responsabili della camera mortuaria; la famiglia darà seguito a questi fatti con azioni legali nei confronti dei responsabili.
RM dall'esito terrorizzante
Ho avuto una bruttissima esperienza in questa struttura. Dopo aver eseguito una risonanza magnetica, ho atteso 3 settimane per avere un esito approssimativo che mi ha dato un risultato falso positivo. Mi è stata suggerita una biopsia che avrebbe compromesso il mio seno inutilmente. Suggerisco a chi redige tali referti, di essere più scrupolosi e di non usare il verbo al condizionale. Ero terrorizzata.
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