Ortopedia Ospedale Rieti
Recensioni dei pazienti
5 recensioni
Degente
Ottimo reparto, all'altezza di questo Ospedale.
Peccato per il personale infermieristico non assolutamente all'altezza. Per la scortesia e maleducazione si potrebbe anche non commentare, ma per incompetenza professionale no. In certi casi non è permesso sbagliare.
Il volto umano della sanità
Sono stata ricoverata a Traumatologia per venti giorni tra novembre e dicembre 2018. Colgo l'occasione per ringraziare tutti, dal personale del pronto soccorso a quello del reparto. Una realtà quella dell'Ospedale di Rieti che non conoscevo e che mi ha accolto dopo che ero stata rifiutata da due ospedali. Sono stata curata e assistita in modo impeccabile dal personale medico ,infermieristico e ausiliario. Soprattutto i primi giorni, per me molto difficili per la particolare situazione che avevo lasciato a casa. Dopo l'intervento perfettamente riuscito ho avuto un'assistenza ottima anche per i controlli, fatti fino a quando non ho tolto il tutore ed ho potuto ricominciare a comminare. Grazie a tutta l'equipe ortopedica che indistintamente mi ha seguita nei giorni del ricovero e in modo particolare al dottor Placidi ed al dottor Persi, che mi hanno operata, anche sdrammatizzando la situazione in sala operatoria. A distanza di sei mesi ho completamente recuperato. Il mio giudizio non può che essere più che positivo sia per l'assistenza ricevuta che per il reparto, sempre perfettamente pulito e funzionale.
Di nuovo grazie, grazie di tutto.
Competenza e cortesia
Sono ricoverato al reparto di Ortopedia per una frattura bimalleolare scomposta, risolta con intervento chirurgico mediante placca e vite.
Domani sarò dimesso, e con questa recensione voglio fare i complimenti a tutta l'equipe, dai dirigenti medici ad infermieri, ausiliari e personale tutto, per la competenza, professionalità ed umanità nei confronti dei degenti.
Questa è l'Italia che funziona e che ci fa essere orgogliosi di essere italiani.
Grazie di cuore per tutto quello che fate!!
Con riconoscenza e affetto,
Antonio Difonzo.
Ringraziamenti
Mio padre (87 anni), Savino, era in dimissioni al 30 settembre 2016 da un Istituto riabilitativo di Roma, ma è morto il 19 dello stesso mese.
Aveva subìto una frattura del femore il 15 giugno 2016 a Borgo San Pietro ed era stato operato con successo dai medici Dipartimento di Chirurgia - UOC Ortopedia dell’Ospedale San Camillo De Lellis, Dott. Valerio Arceri e Dott. Giuseppe Teori.
A seguito dell’intervento, la gamba destra si era gonfiata e la protesi non poteva rientrare.
Considerato che la frattura aveva interessato la gamba destra amputata al piede nel 1957 a seguito d’infortunio sul lavoro, e che mio padre doveva camminare nel più breve tempo possibile onde evitare di finire sulla sedia a rotelle, fino al trasferimento c/o una clinica riabilitativa romana, i fisiatri dello stesso Ospedale hanno mantenuto in efficienza la muscolatura di entrambe le gambe.
Ringrazio il Dott. Riccardo Mezzoprete, i medici che hanno operato mio padre e i fisiatri.
Ringrazio, inoltre, Suor Elena e tutti gli infermieri, gli allievi infermieri e gli assistenti della UOC Ortopedia, che hanno fatto più che il loro dovere.
Hanno assistito mio padre in modo amorevole in un ambiente, dove la pulizia delle stanze, dei bagni, dei corridoi, etc. è da prendere ad esempio.
Dopo l’intervento, ciò che più temevo erano le statistiche sul numero di persone anziane che subiscono le fratture al femore, sono operate e poi muoiono per complicanze come ad esempio la broncopolmonite ipostatica, ma, in realtà, quando mio padre è stato trasferito da Rieti a Roma, il 1° luglio c/o la clinica aveva soltanto un leggero versamento pleurico, che per lui era cronico.
Avrei dovuto, invece, temere i soggiorni c/o i centri riabilitativi per quanto qui di seguito riportato, che non sono attrezzati per gestire pazienti delicati come mio padre; non hanno, infatti, l’obbligo di assumere un medico rianimatore 24 h e di avere un’unità interna sub intensiva.
Quando le cose precipitano, trasferiscono i ricoverati c/o i PS degli Ospedali di riferimento.
Il 5 luglio, l’urologo della clinica ha cambiato il catetere a mio padre, ma non è stato in grado di reinserire il catetere sostitutivo. L’operazione è stata eseguita in pochi secondi da un’infermiera del PS dell’Ospedale Vannini, ma mio padre è rimasto ben otto ore sdraiato sul lettino del PS in attesa che un’ambulanza del Vannini lo riportasse in clinica, dove è arrivato in condizioni pessime ed ha cominciato ad accusare i primi sintomi di scompenso cardiaco (respiro di tipo asmatico) che nei giorni seguenti sono peggiorati e non sono stati valutati con attenzione dai medici della clinica nonostante le mie reiterate manifestazioni di preoccupazione.
Il 16 luglio è stato trasferito d’urgenza al Policlinico Casilino, dove i medici del PS l’hanno trattato in urgenza per un edema polmonare acuto e grave scompenso cardiaco e poi l’hanno trasferito alla UOC Medicina Interna dello stesso ospedale.
I medici della UOC Medicina Interna e tutti gli infermieri sono stati eccezionali come il personale dell’Ospedale di Rieti e c/o questa Unità mio padre è rimasto fino al 2 agosto, quando è stato trasferito all’Istituto riabilitativo, ormai sgonfio e pronto per le sedute fisioterapiche.
Mio padre con l’aiuto dei terapisti dell’Istituto aveva ripreso a camminare senza che si evidenziasse in alcun modo una differenza di lunghezza tra le due gambe e, a detta della terapista di riferimento, con gli esercizi aveva ottenuto che la gamba dx operata fosse diventata più forte rispetto alla sinistra.
Inoltre, il medico ortopedico dell'Istituto aveva già autorizzato l'uso del carrello non ascellare.
Al rientro dalle ferie del medico internista responsabile, allo scopo di abbassare i valori di creatinina (che erano comunque cronici da anni in considerazione dell’età), mio padre è stato sottoposto a una dieta aproteica che lo ha indotto quasi del tutto a digiunare, con diretta conseguenza in particolare sui valori del sodio, che incide sulla funzionalità dei muscoli e sulla corretta idratazione.
Sono sicura che mio padre si sia indebolito anche a causa del digiuno, poiché ha cominciato ad accusare fatica durante gli esercizi fisioterapici e poi la notte tra il 12 e il 13 settembre ha cominciato a respirare male; infine è morto per un arresto cardiaco, nonostante gli sforzi del medico rianimatore del 118 che era stato chiamato dall’Istituto.
visita ortopedica a signora di 78 anni invalida
E' da fine gennaio che porto mia madre, operata al tallone il 9 febbraio u.s., a fare visite e medicazioni al reparto ortopedia e traumatologia. Non abbiamo mai avuto problemi finchè abbiamo trattato con gli infermieri e il personale che si occupa di medicazioni; diverso invece quando abbiamo dovuto trattare con i medici che si occupano delle varie patologie.
Martedi 24 maggio ore 8,30 arrivo in ospedale con mia madre che si sottopone a RX per il tallone (dove hanno inserito due viti che sembrano stiano uscendo fuori), poi mi armo di pazienza per l'appuntamento alle ore 14,00, dato personalmente da un Prof. del reparto, il quale arriva alle ore 14,30 e in maniera maleducata mi dice che a lui non risultava l'appuntamento e che quindi non avrebbe visitato mia madre. Mia madre, colpita da ictus cerebrale 10 anni fa, ha una paresi alla parte sinistra, e, dopo la frattura al tallone e alla spalla, non deambula quasi più e per viaggiare deve prendere la pillola (siamo a 50 km di distanza da Rieti).
Cerco di far capire al dottore che è un problema far ritornare mia madre di nuovo a fare visita, e sempre molto maleducatamente il dottore dice che più di 4 persone lui non visita, però uno che entra senza prenotazione passa avanti a tutti noi, alla fine lui mi dice "può andare anche dal direttore sanitario, tanto io non la visito sua madre." Cosa che io ho fatto subito.
Il Direttore è stato gentilissimo e visto che io avevo tutto in regola e che l'appuntamento me lo aveva dato il maleducato in questione, mi ha fatto chiamare dal primario del reparto, il quale in modo esemplare ha visitato personalmente mia madre (sono bastati 10 minuti) e si è scusato per il comportamento del collega.
Mi dispiace solo che si sia tenuta la carta che provava la scorrettezza del suo collega.
So che non tutti i dottori sono così, ma quelli che trattano così gli anziani sono inqualificabili.
NON PASSIAMO PIU' SOPRA A QUESTE COSE, C'E IL TRIBUNALE PER IL DIRITTO DEI MALATI, USIAMOLO.
MARISA
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