Oncologia Ospedale Sant'Andrea Roma
Recensioni dei pazienti
29 recensioni
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Pessima esperienza
Diagnosi sbagliata. Per fortuna poi siamo andati in un altro ospedale dove hanno posto la diagnosi corretta. Non è stata distinta una metastasi da K prostatico da un mieloma solitario dell’osso.
Dispiace, ma purtroppo sconsiglio vivamente.
Reparto di ONCOLOGIA
Ormai sono in cura da quasi due anni nel Reparto di Oncologia per un tumore metastatico, partito dalla mammella e ritornato, dopo 5 anni, alle ossa.
Il primario, la professoressa Federica Mazzuca, è bravissimo e tanto tanto gentile. Tutto il suo staff è ottimo. Dalle infermiere al mitico Angelo, alle specializzande, a tutti i medici e al MIO dottore Raffaele Giusti, che è il MIO PUNTO DI RIFERIMENTO. NON SOLO È BRAVISSIMO, MA È ANCHE UNA GRAN BELLA PERSONA, PRESENTE, EMPATICA, GENTILE. Io gli voglio bene perchè riesce a infonderti speranza e positività e, anche se la cura dovrà durare anni, ti senti al sicuro, protetta, e sei fiduciosa. Io lo ringrazio con tutto il cuore, PERCHÉ C'È...
Ottimo reparto
A fine maggio mio marito inizia ad avere affanno e tosse persistenti. Il catarro è in principio chiaro poi con filamenti di sangue. Dalla lastra si vede chiaramente una macchia di 6x5 cm. Prenoto una visita oncologica tramite ReCup al Sant’Andrea. Abbiamo avuto la fortuna di essere ricevuti e mio marito è stato visitato dal Prof. Salvatore Lauro, che ha subito capito la serietà della situazione e ci ha inviato da un suo collega di chirurgia toracica, il Prof. D’Andrilli, che ha subito, dopo aver prescritto un Tc total body, organizzato l’intervento di lobectomia superiore destra e linfoadenectomia il mediastinica! Il reparto di chirurgia toracica del nosocomio è un piccolo gioiello. Medici e paramedici straordinari… Torniamo in visita di controllo e chiudiamo con la parte chirurgica, che sembra sia andata molto bene.
Alla visita di controllo oncologica torniamo dal prof. Lauri, che ci consiglia alcune sedute di chemioterapia e radioterapia perché, essendo un tumore al terzo stadio, quindi con l’interessamento dei linfonodi, meglio usare precauzioni. Inoltre si è interessato per farci andare in un posto più vicino al nostro domicilio, data la distanza dall’ospedale! Che dire: mio marito ha ultimato i cicli di chemio e dai controlli effettuati sembra che vada tutto bene. Io voglio veramente ringraziare il prof. Salvatore Lauro ed il prof. D’Andrilli Antonio per le cure, la professionalità e la disponibilità che ci hanno dato sempre. Grazie.
Assistenza oncologica eccellente
Sono 8 anni che sono assistita in questa struttura e non ho parole per ringraziare la loro competenza e dedizione per noi malati oncologici!
- Carcinoma ovarico metastatico (dal 2022).
ASSENTI E POCO CHIARI
Assenti e non chiari sulle procedure da attivare. Ai familiari li fanno diventare pazzi, un giorno ti dicono una cosa, il giorno dopo un'altra ancora.
Orario di visita dalle 18.00 alle 19.00! Porta mai aperta e passi le ore a citofonare senza ricevere risposta o l'apertura della porta! Alla fine si entra perché al cambio turno del personale o all'arrivo della signora delle pulizie, ci si intrufola come ladri in reparto per fare visita ai familiari. Parlo ovviamente solamente dei medici, gli infermieri sono quasi tutti deliziosi e, se non fosse per loro che sono veri e propri angeli, tutti i pazienti lì dentro se ne starebbero da soli senza neanche un sorriso. Un grazie speciale a Marta, infermiera giovanissima e carinissima che si è trovata con me nel momento di morte di mia madre. Non ricordo il nome anche di un'altra infermiera deliziosa anche lei (bionda, giovane).
Insensibili e assenti
Mia mamma aveva un tumore all'utero. Al pronto soccorso e in chirurgia sono stati efficientissimi e bravissimi, niente da dire. Poi è cominciato il calvario ad Oncologia. Assenza di gentilezza e comprensione per pazienti e parenti spaventati e confusi di fronte a malattie gravissime. Mamma se ne è andata un anno dopo l'operazione. Sicuramente non c'era nulla da fare, ma per una persona che sta soffrendo e morendo, sarebbe stato il minimo mostrare un po' di gentilezza, di umanità, senza dover correre da un posto all'altro per una TAC o una scintigrafia, seguiti soltanto da giovani assistenti (a volte gentili, più spesso arroganti), con attese anche di 5-6 ore per fare la chemioterapia su una sedia, e con 30 pazienti in una stanza... Neanche alla reception ci trattavano con cortesia e dignità. Non me lo dimenticherò mai.
Assistenza assente
L’oncologo che avrebbe avuto in carico mia madre: assente. Forse perché era terminale.
Al momento della morte, solo medici specializzandi, impossibilitati a prendere qualsiasi decisione (per esempio, somministrazione di morfina?).
Tumore al seno
Ottime la chirurgia - senologia, la competenza, professionalità e umanità del Dott. Lombardi.
Poca chiarezza, false speranze e silenzio da parte dell'oncologia. La paziente purtroppo non c'è più, ma se potessi tornare indietro, per la parte oncologica, mi affiderei ad altro centro.
Poca assistenza
Tutto è partito da una ferita sotto al piede che non si rimarginava.
Il trattamento in Oncologia era iniziato bene, ma dopo un anno sto malissimo.
Ho subìto inoltre una amputazione a livello dell'articolazione di Chopart.
Melanoma dei seni paranasali
Ho portato mia mamma al PS per fortissimi dolori alla testa e ho mostrato la risonanza magnetica, dove era refertata la presenza di un carcinoma ai seni paranasali. A seguito di visita medica, è stata rimandata a casa con prescritto un antidolorifico. Ho tentato inutilmente di farla ricoverare per non perdere tempo prezioso e quindi intervenire sul tumore il prima possibile. Solo a seguito di un consulto privato sono riuscito a fare la preospedalizzazione per il ricovero al Maxillo facciale. Ovviamente perdendo tempo prezioso. Una volta ricoverata in reparto, si è ritenuto di fare una asportazione parziale del tumore assieme alla biopsia, da cui è risultato non essere un carcinoma ma un melanoma. A mia mamma sono state inoltre prescritte 15 sedute di radioterapia, regolarmente effettuate dopo essere stata dimessa. Con mio grande stupore non le è stata somministrata nessuna cura farmacologica (immunoterapia o target therapy).
Ho notato una inesistente presenza del reparto di Oncologia a supporto di quello Maxillo Facciale.
Anche se il tumore si è ridotto a seguito della radioterapia, ha però metastatizzato.
A seguito di difficoltà respiratorie, ho portato mamma al PS di Tor Vergata, dove è spirata dopo un mese di ricovero. Sul sito dell'ospedale Sant'Andrea si vantano cure all'avanguardia per combattere i tumori, ma nel caso di mia mamma non sono state applicate.
Leptomeningite da tumore polmonare
Mio marito è in cura in questo ospedale da tre anni. Fino a marzo di quest’anno procedeva tutto bene, se così si può dire. Da marzo ha iniziato ad avere ulteriori sintomi, tra i quali perdita di appetito, instabilità, problemi di vista e cefalea. Riferiti i sintomi al suo oncologo, ha sorvolato consegnando il farmaco previsto per la terapia congedandoci con la nuova impegnativa l’appuntamento per il mese successivo.
Il mese successivo, cioè aprile, siamo tornati alla visita, non ci ha fatto neanche parlare, ci ha ricevuto sul pianerottolo dell'8° piano, ci ha consegnato il farmaco e se ne è andato via.
Arriva il controllo successivo, cioè maggio: stessa storia, ma con la variante che gli diamo in visione l'ultima Tac - fatta a pagamento perché in questo ospedale è impossibile eseguirla.
Rientra in reparto, neanche sono passati due minuti che esce e dice "tutto bene" e ci dà il farmaco e la data dell'appuntamento successivo.
Siamo a Giugno, i sintomi precedenti descritti all'oncologo sono aumentati e, inoltre, ha iniziato a perdere peso. Entriamo in visita e alla domanda "come si sente?" intervengo io con tono molto alterato, elencando in modo preciso e specifico tutti i sintomi vecchi e nuovi. Allora mi chiede: ma ha fatto la Tac? E io "certo, l'ha anche visionata" e mi risponde "io ho solo quella di gennaio". Allora gli faccio vedere la Tac e improvvisamente cambia espressione, ci prescrive subito una risonanza magnetica encefalo e del tronco con mezzo di contrasto. Prendo appuntamento e il 12 luglio la portiamo in visione all’oncologo.
Ecco la diagnosi che nessuno vorrebbe sentire: LEPTOMENINGITE, cioè metastasi nelle meningi. L'unica terapia efficace è la radioterapia e una opportuna terapia oncologica affiancata.
Gli fanno la visita il 15/07/2020 dicendoci "la ricontatteremo noi". Passano 4 giorni e li richiamo per informarli che la situazione clinica di mio marito si era aggravata e che al 4 agosto non ci sarebbe arrivato e tanto meno al 12 agosto per iniziare le sedute. Inoltre la terapia medica era stata sospesa dal 12/07/2020, anche se il 15/07/2020 l'oncologo era stato avvertito che poteva continuare la terapia che stava facendo.
Il 23/07/2020 la situazione precipita, va la pronto soccorso del Sant'Andrea, viene accettato con un codice bianco e rimandato a casa; il 26/08/2020 chiamo il 118 per portarlo in ospedale, ormai non si riconosce più, il dolore a testa e collo è insopportabile, ha momenti di lucidità e momenti in cui non è in sè e per poterlo portare in ospedale lo devono sedare.
Ora si trova in reparto con un edema cerebrale e un idrocefalo. Ha solo 49 anni.
Invece di fare i dispensatori di ricette e di considerare i pazienti solo numeri, iniziate ad ascoltarli e a trattarli con il rispetto che meritano.
Tumore polmonare
Quando abbiamo portato mio padre al Sant’Andrea, il tumore, inizialmente nato nel polmone, si era già espanso in diverse aree del corpo. Nonostante quindi non ci fosse molto da fare per lui, siamo rimasti in questo ospedale per circa 20 giorni e ho potuto osservare da vicino il malfunzionamento di questo reparto.
Inizialmente mi ha molto colpito la mancanza di tatto nei confronti del paziente, a cui venivano date informazioni che sarebbe stato più indicato confidare ai parenti; in secondo luogo ho notato una completa assenza di disponibilità, in quanto era possibile avere un colloquio con i medici soltanto nell’arco di un’ora in tutta la giornata (ora in cui aprivano il loro studio al pubblico), mentre si rendevano reperibili le restanti ore soltanto se ti fossi prestato ad un’instancabile "braccaggio". Inoltre, è capitato diverse volte che i medici abbiano preso provvedimenti senza consultare noi familiari e, dulcis in fundo, la domenica non c’è nemmeno un medico in tutto il reparto e i pazienti vengono affidati agli infermieri e/o Oss di turno. Mio padre quindi, che aveva bisogno di continue trasfusioni, è deceduto tra la notte della domenica e la mattina del lunedì, credo a causa di una mancanza dei medici.
Un cinque stelle
A prescindere dall'intervento medico che con una radioterapia ben mirata e una terapia immunologica in sostituzione della chemioterapia, hanno cancellato le metastasi all'encefalo, l'elemento più rimarchevole del reparto Oncologia è a mio giudizio la disponibilità e l'empatia di tutto il personale di detto reparto, dai dirigenti medici agli infermieri. Sorprendente.
Meningite neoplastica
Mia moglie è stata ricoverata in quest’ospedale in seguito a forti dolori di testa che sono iniziati durante la chemioterapia per un tumore al seno che effettuava in una clinica romana.
Al pronto soccorso ha subìto una puntura lombare i cui esami citologici e batterici non sono stati mai refertati (non so se siano stati mai effettuati a questo punto..). Abbiamo aspettato una settimana in ospedale per una risonanza magnetica urgente e durante questo periodo è stata tenuta completamente sedata.
Purtroppo l’esito della risonanza è stato “leptomeningite neoplastica”: una diagnosi che non lascia scampo. E’ rimasta in questo reparto per un mese e mezzo, in cui ho potuto osservare tante cose che non funzionano.
Totale scollamento tra l’oncologia e la radioterapia. Mia moglie poteva essere sottoposta a radioterapia palliativa nel momento in cui si era ripresa a seguito della terapia antiedemigena, ma l’incomprensione tra i due reparti ha vanificato quest’opzione terapeutica. Hanno provato a irradiarla, su mia insistenza, solo dopo più di un mese, quando la situazione cerebrale era oramai compromessa e lei non era più in condizione di subire la radioterapia.
Il primario veniva in ospedale per le visite ambulatoriali e personalmente l’ho visto in reparto a visitare i malati una sola volta. La gestione del reparto è demandata ai medici strutturati capeggiati dal prof. Lauro, anche in questo caso ho riscontrato scollamento tra primario, vice-primario e resto dei medici.
In certi momenti nel reparto c'erano solo medici specializzandi.
Infine, in un reparto del genere l’aria condizionata praticamente è stata assente nei mesi di luglio e agosto, nonostante tante segnalazioni fatte dai familiari dei pazienti alla struttura sanitaria.
Figlia di paziente
Tutto comincia a metà maggio, in seguito a una Tac. A mia madre viene diagnosticato un adenocarcinoma polmonare con metastasi cerebrali. Dopo la prima visita con il dott. Giusti, le viene prescritta la terapia per bocca che inizierà a metà giugno. Si tratta di un farmaco nuovo immunooncologico (xalkori) che si rivelerà fatale. Il medico ci aveva dato fiducia e speranza. Agli inizi di giugno inizia 10 sedute di radioterapia, che a distanza di 10 giorni dall'ultima la sfiniscono. Pochi giorni dopo arriva il farmaco che deve prendere 2 volte al giorno. Si tratta di un farmaco molto forte che le dà nausea, vomito e per questo la portiamo al PS, dove rimane per alcuni giorni in attesa di ricovero. Queste terapie inizialmente vanno seguite dall'oncologo in ospedale, non a casa. Mia madre stava davvero male e non sapevamo più cosa fare. Ricoverata al reparto di oncologia cercano di aggiustarle la terapia, dandole dei farmaci per lo stomaco. Dopo una settimana torna a casa e iniziano altri problemi seri. Mia madre nel giro di pochi giorni non riesce più a camminare, a causa di un gonfiore ai piedi che nel giro di 10 giorni arriva fino alla vita. Inizia una parabola in discesa. Avanti e indietro con il PS, sembra impossibile trovare posto in reparto. Mia madre ha un brusco calo dell'emoglobina, non ha neppure la forza di parlare. Decidono di sospendere il farmaco. Viene nuovamente ricoverata presso il reparto di pneumologia alcuni giorni dopo ferragosto. Qui i medici restano meravigliati del fatto che mi madre non faccia gli anticoagulanti (eparina), vengono somministrati anche a chi si frattura un piede. Perché nessuno ci ha pensato? Questa cura doveva aiutarla, non devastarla. I medici del reparto iniziano a farle degli anticoagulanti (dosi massicce); nel giro di pochi giorni mia madre ha delle emorragie rettali. Forse gli anticoagulanti, tutti insieme sono troppo forti? Durante la cura, non erano necessari, quando tra le controindicazioni del farmaco era palese la possibilità di edema agli arti inferiori. Siamo al 28 di agosto, mia madre non mangia più, continua ad avere emorragie rettali. Il 30 agosto ci ha lasciati. Non riesco a capire come sia accaduto, così velocemente, nel giro di 3 mesi. I medici dovrebbero avvertire i pazienti e la famiglia delle conseguenze devastanti che queste cure possono provocare. Sono convinta che qualcosa in più si potesse fare.
Ho tanto dolore dentro, perché mia madre se ne è andata a 68 anni appena compiuti. Non riesco a farmene una ragione.
DELUSIONE e RABBIA
Mia mamma aveva 69 anni e non mi ritrovo qui a scrivere perchè dopo 1 anno e 10 mesi dalla diagnosi è morta, ma per la pessima assistenza ricevuta da questo nosocomio.
Mia madre, in tutto il percorso della terapia, è stata seguita solo da specializzandi, che se avessero avuto potere decisionale, probabilmente non avrebbe avuto, per esempio, l'embolia polmonare come complicanza della chemioterapia. Eh già, perchè dopo 12 mesi consecutivi di chemioterapia, uno specializzando ci aveva consigliato di fare uno stop, ma la dr.ssa Mazzuca, nostra "oncologa ufficiale", mai vista in tutto il percorso, entra dentro l'ambulatorio e, senza rivolgerci nemmeno un saluto, ordina alla specializzanda di proseguire con la chemioterapia, e dopo la prima seduta del nuovo ciclo ecco l'embolia!
Solo che a quel punto mamma è stata considerata una paziente terminale ed è cominciato il "terno al lotto" sulla prognosi di vita di mia madre... L'ipotesi migliore era di 3 mesi... ma è vissuta altri 7 mesi e solo per la sua caparbietà ed in condizioni discrete.
Purtroppo ho scoperto che gli oncologi, almeno quelli del Sant'Andrea, sono tali fino a che prescrivono chemioterapia, dopodichè non si ha più diritto nemmeno ad una visita di controllo, si viene letteralmente buttati fuori dall'ospedale perchè il paziente diventa competenza degli Hospice... Solo che mia mamma credeva in questa struttura, desiderava essere seguita da loro, era in grado di uscire (è uscita fino al giorno prima del suo ultimo ricovero avvenuto il 16 aprile 17) e loro, solo dopo tanta insistenza da parte mia e raccomandazioni varie, avevano accettato mia madre alle Cure Simultanee.
Come figlia, ed avendo seguito mia madre in tutto il suo percorso, ho dovuto ingoiare tanti bocconi amari e ci sarebbe da scrivere ancora molto... VOGLIO comunque ringraziare tutto il personale infermieristico del DH oncologico, la dott.ssa Cavalieri, ematologa, (eh già, una ematologa, conosciuta alle Cure simultanee, che poco entrava con la patologia di mia madre, ma è stata l'unica a dimostrarsi sempre amorevole nei nostri confronti) e lo specializzando Marco Mazzotta. NON VOGLIO assolutamente ringraziare la dott.ssa Aschelter e la Mazzuca.
PS: condivido quanto scritto da Stefano Dionisi in un precedente commento.
Grazie per tutto
Mio padre di 60 anni arriva al Sant'Andrea a gennaio con massa tumorale di 10 cm. al mediastino e metastasi in tutto il corpo.. Da subito classificato un caso molto grave, dopo 3 mesi precisi dalla scoperta della malattia papà ci ha lasciati, ma un ringraziamento va dato al prof. Lauro, al dott. Giusti e al dott. Capalbo, a tutti gli specializzandi, a tutti gli infermieri e agli ausiliari che hanno accompagnato papà in questa malattia sempre con amore, con dolcezza, con il sorriso e.. con le lacrime negli occhi il giorno che ci ha lasciati. Purtroppo non potevano fare niente per salvarlo, ma ci sono stati fino alla fine. Grazie.
Figlio di paziente
A nostra madre, colpita da adenocarcinoma gastrico (senza metastasi), era stata promessa una operazione di gastrectomia da parte del chirurgo Salvi del reparto Chirurgia d'Urgenza. Senza alcuna spiegazione da parte di costui, nostra madre è stata "dirottata" ad Oncologia, ove i medici (Dott.ssa Mazzuca e Dott. Occhipinti) le hanno prescritto un trattamento chemioterapico per via orale a base di Capecitabina. Prima lo hanno definito "esclusivo", poi "preventivo", poi "neoadiuvante". Ci hanno comunicato termini uno diverso dall'altro: mancava il "palliativo" per chiudere il cerchio!
A detta della Dott.ssa Pellegrini, che materialmente le ha consegnato i farmaci suddetti e che, successivamente, si è sempre fatta negare, doveva essere un trattamento blando, che non avrebbe provocato particolari conseguenze, tranne un po' di senso di nausea e un po' di debolezza.
Fece firmare a nostra madre un foglio per lo scarico di responsabilità.
Nostra madre è morta dopo due mesi presso il Policlinico Umberto I, ricoverata d'urgenza, SENZA UNA SOLA METASTASI, perchè nelle TAC non ha mai presentato metastasi. Nostra madre è morta di CHEMIOTERAPIA, a causa di uno shock settico, una polmonite, perchè privata - proprio per effetto della chemio - di tutte le difese immunitarie. Al reparto oncologia del Sant'Andrea ci avevano dato dei numeri telefonici da comporre in caso di urgenza: non ha mai risposto NESSUNO. Ci rivolgevamo a guardie mediche, a sera inoltrata, quando per tutto il giorno avevamo tentato invano di contattare qualcuno.
Le avevano addirittura prescritto una visita radioterapica e il medico responsabile del reparto radioterapia ci ha detto che era una prescrizione fuori luogo, perchè il carcinoma gastrico non si cura con la radioterapia.
Tra oncologia e gli altri reparti vi è assoluta incomunicabilità. E' mancato un regista che coordinasse il tutto. Dopo la morte di nostra madre, a seguito di un nostro plausibile sfogo a fronte di tanta incompetenza, ci è stato suggerito da due dottoresse di oncologia (forse appena laureate o praticanti) di avanzare reclamo tramite l'apposito modulo prestampato da compilare all'ufficio informazioni. Ma secondo voi ci si può interrogare sul perchè della morte di un essere umano attraverso un modulo prestampato???
Comunque non finirà qui...
Ma il prof. Marchetti dove è ?
Sono in attesa da circa 4 ore per far vedere un referto molto grave di mia madre; nel frattempo sono state ricevute persone senza appuntamento e, alle mie rimostranze, in cui ricordavo inoltre che mi era stato detto e scritto che, se fosse accaduta questa malaugurata ipotesi (gravità del referto) potevo essere ricevuta subito, la risposta è invece stata NO.
Si salvano solo i paramedici
Sono stata operata ad aprile 2014 di adenocarcinoma gastrico presso la Chirurgia A del Santa'Andrea; intervento effettuato in modo ECCELLENTE dal chirurgo Mario Ferri (un plauso a lui ed a tutto il reparto di chirurgia che ringrazio). Poi fiduciosa mi sono affidata al reparto di Day hospital dello stesso ospedale e lì sono cominciati i problemi: visite di controllo difficili da ottenere, TAC di controllo che oltrepassano i tempi previsti dai protocolli, medici per NULLA disponibili verso i pazienti (a differenza del personale paramedico che si dimostra sempre e comunque disponibile tra le solite mille difficoltà della sanità pubblica). Un esempio: caduta di piastrine in pochi mesi, inviata dall'ematologo dopo SEI mesi.. e questa latitanza di controlli potrebbe avermi creato la recidiva che sto curando ora PRESSO IL POLICLINICO TOR VERGATA, dove sono seguita in modo ECCEZIONALE dal personale medico e paramedici.
Un reparto che merita rispetto
I commenti negativi che leggo non possono essere riferibili alle maestranze che ho avuto la gioia di conoscere dal gennaio di quest'anno. Per quello che mi riguarda il dottor Giusti ed i suoi assistenti, come il Dott. Occhipinti, stanno facendo un lavoro eccellente sul mio tumore, estirpato 7 mesi fa dall'immenso Professor Irino Rendina del reparto di eccellenza di chirurgia toracica del Sant'Andrea. Fu proprio lui che mi segnalò che l'equipe del Prof. Marchetti era composta da bravi medici ed ho riscontrato veramente, oltre che competenza sulla natura e sviluppo del mio tumore, peraltro molto raro, una simpatia assoluta ed una pazienza notevole per un paziente esigente come il sottoscritto. Le cattive recensioni che riscontro saranno riconducibili a persone totalmente diverse da quelle che mi seguono - e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Esperienza negativa
La nostra esperienza presso l’ospedale Sant’Andrea risale ad un anno fa, il 2015. Nostra madre, in cura presso il dott. Marchetti, livelli dei marker molto alti già a fine anno 2014, si sottopone ad alcune visite presso il dott. Marchetti e i suoi assistenti; l’ultima visita è stata ad agosto 2015, con rassicurazione da parte del suo staff che ci avrebbero chiamato presto, anche se in vacanza nei pressi di Roma. Nessuno si è mai fatto sentire, tantomeno il dott. Marchetti, tanto che mamma è stata ricoverata con urgenza a settembre presso il San Camillo per tumore polmonare con metastasi al cervello.
Nostra madre è stata completamente abbandonata a sé stessa.
Esperienza pessima, struttura pessima, medici poco umani e poco professionali. Sconsiglio vivamente l’ospedale, la struttura e i medici.
Stefania F.
Ringraziamenti
Ringrazio di cuore la Dott.ssa Palombi Lucia del reparto di Oncologia diretto dal Prof. Marchetti per la tempestività, professionalità e umanità dimostrate in un momento così difficile.
Carcinoma colon retto
Per motivi di salute sono andata in diversi ospedali di Roma, ma come assistenza e competenza sinceramente il Sant'Andrea l'ho trovato il peggiore. Il prof. Marchetti è una chimera... ed ho riscontrato incomunicabilità tra i vari reparti di oncologia e chirurgia.
Carcinoma mammario
Il tutto è iniziato il 27/112013, quando venne diagnosticato un carcinoma mammario a mia madre. Iniziammo a fare tutti gli accertamenti necessari per l'intervento, ma la tristezza e l'angoscia di affrontare di nuovo questa malattia aumentava sempre più, fino a quando fu ricoverata al quinto piano e fu operata. Da quel momento mia madre incominciò a riacquistare un po' di fiducia e di coraggio, tutto ciò grazie alla grande professionalità di tutti i medici. Grazie... siete eccezionali.
Devo solo ringraziare...
La mia esperienza risale a circa 3 anni fa, la mamma malata di tumore al polmone in stadio avanzato, dopo un lungo percorso avuto in varie strutture ospedaliere di Roma e provincia, arriva al Sant'Andrea nella speranza di trattare le metastasi ossee e al cervello. Nonostante la sua condizione (certamente non curabile), il Prof. Marchetti si è reso sempre disponibile e soprattutto reperibile nei momenti difficili. Devo solo ringraziarlo per la professionalità con cui ha trattato il nostro caso e l'umanità dimostrata anche quando, per impegni lavorativi, era all'estero (lui stesso mi ha richiamato sentendo il messaggio sulla segreteria pur essendo in America). Purtroppo la malattia non ci ha dato mai nessuna speranza di sopravvivenza, ma la comprensione e consapevolezza data dal professore ci ha preparati ad affrontare il tutto. GRAZIE.
Esperienza negativa
Assoluta incomunicabilità tra il reparto di chirurgia e quelli di radiologia ed onocologia. Il professore non siamo mai riusciti a vederlo. Mia suocera, a un mese da una operazione all' intestino, e dopo l' ultima Tac che evidenzia lo spargimento del tumore, è in attesa di una visita per iniziare un percoroso di cura.
SCANDALOSO!!!
Capisco che le direttive burocratico economico considerino una donna di 80 anni un peso..... MA RICORDO A TUTTI COSTORO IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE!
Disinteresse generale
Sconsiglio caldamente questo reparto, in cui il Professore lascia quasi tutto nelle mani di assistenti poco preparati e poco sensibili. Personalmente sono andata altrove, dove ho trovato competenza e umanità. Mi hanno fatto solo perdere tempo con conseguente avanzata delle metastasi. Senza considerare poi l'incomunicabilità che c'è tra questo reparto e quello di radiologia. Insomma, la mia è stata davvero una brutta esperienza.
giudizio
Mio padre, anni 80, è stato veramente poco seguito nel reparto di oncologia dell'ospedale S. Andrea, abbiamo dovuto "rincorrere" i medici ed le informazioni per riuscire ad orientarci su come affrontare questa nuova e tremenda esperienza fino ad essere costretti a lasciare l'ospedale per rivolgerci ad una struttura privata. Forse mio padre era troppo vecchio ed il reparto troppo sovraffollato per essere presi in un minimo di considerazione...
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