Medicina 4 Ospedale Pisa
Recensioni dei pazienti
12 recensioni
Filtra per malattia, intervento, sintomo
Ricovero in Medicina IV
Cortesia, educazione, disponibilità e soprattutto competenza del personale sanitario.
I medici hanno risposto con chiarezza e completamente alle richieste effettuate, meritando fiducia e riconoscenza.
Ottima assistenza!
Dott. Marco Taddei molto competente, professionale e sbrigativo.
Tutto il personale infermieristico e oss, gentile, disponibile, professionale.
Per me reparto OK, prendetevela con i politici
Anch'io vengo seguito da anni dal Dr. Javier Rosada e posso dire solo cose buone di lui, infatti mi ha salvato la vita.
Anche la mia esperienza mesi fa non è stata male in reparto, certo mi seguiva sempre il Dr. Rosada e anche il Dr. Taddei Marco, per cui non posso giudicare gli altri medici. Forse dopo che sono andati via in pensione alcuni medici, la situazione è migliorata?
E per gli infermieri, è vero che alcuni sono parecchio scorbutici, ma visto il lavoro che fanno in così pochi e così poco riconosciuti da questa società e da noi... preferisco criticare i nostri politici.
Elevato livello scientifico e umano
Ottimo lavoro viene fatto nell'ambulatorio dello scompenso gestito dal Dr. Javier Rosada.
Mio padre, dopo aver girato tanti cardiologi, diabetologi, eccetera, finalmente é migliorato sotto le cure a 360° e l'infinita disponibilità del Dr. Rosada. Un ringraziamento anche al Dr. Marco Taddei che dirige l'U.O. in questione.
Indagine clinica rettorragia
Ringrazio di cuore il direttore dott. Marco Taddei e il suo staff per la professionalità e umanità dedicate a mia madre, nonché tutto il reparto per la gentilezza e assoluta competenza.
Purtroppo, dopo aver cercato e trovato la causa della rettorragia di mia madre (94 anni e con scompenso cardiaco), hanno potuto darmi solo delle indicazioni da seguire per rendere meno dolorosa la sua malattia. Grazie alla dott.ssa Chiara Giampietro che mi ha esposto e commentato con cura la lettera di dimissione da presentare al medico di base.
Umanità zero
Per quanto riguarda la professionalità, non esprimo giudizi. Ma sia l'empatia che l'umanità le ho trovate pari a zero. Spero vivamente di non essere mai ricoverata in questo reparto.
Colgo l'occasione per ringraziare gli infermieri Carmine e Caterina e la gentile dottoressa che svolgeva il turno di notte con loro: medico umano che mi è stata vicino in un momento delicato e doloroso. Gabriella Crovetti Guelfi
Figlio di paziente
Mamma è stata ricoverata in condizioni abbastanza gravi, ma vigile e non del tutto terminale. Sono andato, come di consueto, a trovarla e l’ho trovata morta sul letto, abbandonata a sè stessa. Ho dovuto avvisare io infermieri e medici.
Sconsiglio chiunque a ricoverare un proprio caro in questo reparto, vista la gravità di quanto mi è accaduto. Infermieri negligenti e scortesi e medici che mi fornivano informazioni frammentarie e poco chiare. Mia mamma era stata etichettata come “la paziente terminale”. Questo era diventato il suo nome!
I signori medici, che hanno fatto il giuramento di Ippocrate, dovrebbero sapere che i pazienti non si trattano come se fossero solo numeri di letto.
Ricovero in 4° Medica
Mio fratello, Fabiano Pecchia, è stato inviato dal P.S. alla 4° Medicina nella notte del 13/04/2018 e dimesso il 20/04/2018. Veniva ritenuto che non necessitasse di ulteriori cure o possibili invii, nonostante la disperata richiesta dei familiari, presso altri presidi visto il suo "miglioramento" e anzi: a casa "si poteva muovere un po'". Mio fratello non era in grado di alimentarsi, tantomeno autonomamente e manteneva la capacità di alcuni minimi movimenti, soprattutto con il braccio destro.
Nei giorni precedenti avevo notato sul comodino lo spray all'argento e avevo chiesto se avesse piaghe. Mi è stato risposto da un'operatrice che aveva solo una "sciupaturina". Una volta a casa abbiamo appurato la presenza di una piaga di diversi centrimetri.
Non è cambiato niente! Forse solo un po' di arroganza in meno (non valido per tutti), forse un po' di gentilezza in più (non valido per tutti), ma il nucleo centrale di indifferenza è ancora lì, intatto nel suo doloroso spessore.
Mio fratello è deceduto il 24/04/2018, quattro giorni dopo il suo presunto "miglioramento".
Il Dr. Tartaglia, responsabile del Rischio Clinico della Regione Toscana, che ebbi modo di incontrare su indicazione di E. Rossi dopo la morte di mio padre, mi disse che il percorso di cambiamento e miglioramento del reparto sarebbe stato lungo e complesso. Ma è davvero mai cominciato? Ma quanti altri steps saranno necessari perché nessuno inorridisca più davanti all'ipotesi di un invio al 4° Medico? E quanti ancora perché un familiare non trovi più un proprio caro già morto, o dimesso per morire poco dopo senza che nessuno dal reparto ventilasse nemmeno lontanamente l'avverarsi di una tale ipotesi? Ma anzi, a casa è meglio perché "così si muove un po'"???
DEGENZA NOTTURNA
Reparto lasciato di notte in balia di infermiere ostili e latitanti, suonando il campanello spesso non si presenta nessuno, e ogni volta che viene l'infermiera invece di preoccuparsi del paziente, le stesse si preoccupano solo di spegnere il campanello e di discutere con chi accompagna il malato minacciandolo di non farlo stare dentro. Nella notte i pazienti soli si sentono chiedere aiuto con urla per i dolori lancinanti (ma di dottori neppure traccia..).
Non riesco a capire come sia possibile che in un'eccellenza come Cisanello ci sia questa assistenza notturna.
Sbalordito
Vedo commenti del passato e non recenti e devo dire che le cose non sembrano cambiate. Mio suocero è ricoverato da 10 giorni con polmonite e devo constatare che, tranne alcune infermiere e infermieri (3-4) gentili, volenterosi ma soprattutto UMANI, e una dottoressa (di cui non faccio il nome) premurosa e attenta, il resto è sgarbataggine (che sarebbe anche il meno) e soprattutto i pazienti non sono seguiti, sono lasciati lì a vegetare, la cosa non è tollerabile.
Le situazioni viste in questo reparto di un ospedale di eccellenza come quello di Cisanello, le trovo inconcepibili.
Medicina 4
Pensare che laddove si parli di eccellenza, possano esistere reparti del genere, dà semplicemente i brividi. I malati sono lasciati a loro stessi, non viene curato nè l'aspetto medico, nè tantomeno quello umano. Si riempiono di piaghe nell'indifferenza generale, al massimo ogni tanto viene eseguito un prelievo di sangue. Il personale è sgarbato, respingente, evidentemente demotivato.
Perchè NON accada Mai più
Questa è la lettera che, a caldo, è stata inviata a Il Tirreno e La Nazione e pubblicata in parte con articolo in cronaca di Pisa, il 19-01-2011. L’ho inviata anche al SUO giornale di una vita che l’ha pubblicata il 27-01-2011, sia sull’edizione nazionale tra le lettere che nell’inserto della Toscana. Era un vecchio compagno che ancora credeva che un mondo migliore fosse possibile. Ho ancora le sue prime tessere del P.C.I. del 1945 e 1946. Mi faccio goccia sperando che tante gocce riescano a formare il mare di un minimo di giustizia.
"Mio padre oggi, 17 gennaio 2011, è morto. Aveva un quadro clinico compromesso e più patologie associate. Ieri mattina dopo aver chiamato il 118 ed essere stato visitato al Pronto Soccorso è stato inviato alla Medicina Generale, il 4 Medico di Cisanello. Ha passato il pomeriggio in stato soporoso ma se stimolato rispondeva e sembrava mantenere un minimo livello di coscienza. Oggi sin dalle 11 ero con mia madre nel corridoio ad attendere di poterlo vedere. Hanno aperto alle 12 e 15. Una volta nella sua stanza mi sono resa conto che la situazione era precipitata: aveva la bava alla bocca, rantolava, gli occhi velati, non mi rispondeva e aveva la sacca che raccoglie le urine dal catetere completamente piena di sangue, non scuro ma nero.. Sono andata nella medicheria del reparto chiedendo cosa potesse essere successo e perché fosse in quelle condizioni e mi è stato risposto da una "infermiera" che era tutta la mattina che passavano i turni dei medici con un meta messaggio comunicativo di non dubbia interpretazione. Sono tornata da lui pensando quasi di aver "visto" male, nel frattempo nessuno veniva.. sono tornata di là decisamente alterata ed ho preteso che qualcuno lo andasse a vedere. A quel punto si sono mossi ed è stato un via vai di medici, infermieri, consulenti, apparecchiature di ogni genere. E' stato sottoposto anche a una broncoscopia e ventilato manualmente... allora non avevo "visto" male e non ero un familiare ansioso che si era arrogato il diritto di disturbare.. Da ultimo hanno chiamato anche il rianimatore che lo ha intubato ed è stato trasferito ormai inutilmente in terapia intensiva, dove è andato immediatamente in arresto cardiaco o forse già è arrivato così? Il livello di recriminazione non concerne la morte di per se stessa: sicuramente non poteva essere "miracolato" ma mi chiedo 1) perché se sono passati così tanti turni di medici nessuno si è accorto di quello che stava succedendo? 2) perché non sono stata avvertita? Tutti hanno parlato di crisi acuta ma quanto impiega una crisi acuta per portare alla morte? 3) erano proprio necessarie tutte le manovre praticate? E soprattutto era necessario usare Quel tono arrogante in risposta ad una richiesta di aiuto? Lavoro da anni nella psichiatria territoriale e uno degli assiomi fondamentali che mi è stato insegnato nel tempo è il rispetto per il paziente e il gruppo familiare. Forse un corso dove si spieghi come relazionarsi al paziente e ai suoi familiari potrebbe solo fare bene.. Posso capire la frustrazione, la non motivazione, la stanchezza, la carenza di personale, il contesto di cronicità ma questi sono lavori che non si dovrebbero fare per caso e se si entra in burnout si può sempre chiedere un trasferimento, una pausa di lontananza per ricaricarsi. Scrivo alle 3 di notte nel primo giorno della mancanza di mio padre. Sicuramente serve a me perché se posso accettare (?!) la sua morte non posso accettare come è morto: nell'indifferenza, nella negligenza di chi era lì e doveva aiutarlo e non solo su sollecitazione della sottoscritta. Aggiungo solo che questa era il secondo ricovero di mio padre in quel reparto e già la scorsa volta vi erano stati episodi diciamo di noncuranza, pannolini tenuti a giornate senza cambiarli, campanelli suonati più e più volte senza che nessuno arrivasse perlomeno a verificare se erano chiamate giustificate e altre "cosette" così. Non so se vi siano responsabilità solamente individuali o se è lo stesso sistema che genera questa non attenzione, indifferenza, questa NON empatia.."
Michela Pecchia
Altri contenuti interessanti su QSalute