Medicina Ospedale Cervesi

 
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Il reparto di Medicina Interna dell'Ospedale Cervesi di Cattolica in provincia di Rimini, situato in via Beethoven 1, ha come Responsabile il Dott. Alberto Grassi. Il reparto si occupa della diagnosi e cura di pazienti acuti e ad indirizzo riabilitativo, per patologie mediche d’organo, pluriorgano o sistemiche nell’ambito del target epato-gastro-enterologico, diabetologico, cardiovascolare, pneumologico nel territorio di riferimento. Garantisce ricoveri per 33 posti letto, di cui 4 posti riservati a pazienti di Lungodegenza e 4 posti a pazienti oncologici, D-H, visite ambulatoriali, visite di Pronto Soccorso. Ambulatorialmente esegue visite di pneumologia, visite di epato-gastroenterologia, visite di medicina interna, ecografie dell'addome completo e tiroide, biopsie epatiche. Fanno parte dell'equipe i dirigenti medici Andrea Salemi, Patti, Giovanna Eusebi, Lara Ghattas (responsabile Ambulatorio Medicina - post ricovero), Laura Romani, Loris Poli, Luca Giampaolo, Massimo Mattioli, Paola Montanari (responsabile Ambulatorio Diabetologia).

Recensioni dei pazienti

2 recensioni

Voto medio 
 
3.5
Competenza 
 
3.0  (2)
Assistenza 
 
3.5  (2)
Pulizia 
 
4.0  (2)
Servizi 
 
3.5  (2)
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4.8
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
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5.0
Servizi 
 
4.0

DEGENZA

Ringrazio la dottoressa Mariagrazia Finazzi e la dottoressa Daniela Tirotta che mi hanno seguito con cordiale competenza. Ottime anche le infermiere Teresa e Antonella. Scrupolose e amorevoli.
Tutto il reparto funziona bene!

Patologia trattata
Diarrea.
Esito della cura
Guarigione totale
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Un ricovero da dimenticare

Spettabile Direzione sanitaria dell`Ospedale Ceresi di Cattolica
Da: Cevoli Marco,
In data 9 Gennaio 2011 Vi scrivo,
perche` voglio notificare a chi di dovere, perlomeno il disappunto per un ricovero che ha avuto un decorso molto strano e del quale non risuciamo a spiegarci l`esito cosi` nefasto.
Mio padre, Cevoli Serafino di 88 anni e` stato portato in pronto soccorso il 28 dicembre alle ore 10.00 circa solamente perche` accusava un forte dolore alla regione lombare, precisamente in prossimita` tra la prima vertebra e l`osso sacro. Era richiesta una lastra per stabilirne la causa e probabilmente una terapia antidolorifica sarebbe dovuta essere sufficente a risolverne l`esito.
Pur avendo eseguito subito la lastra, la quale non ha evidenziato problemi, e` stato trattenuto nel pronto soccorso fino al tardo pomeriggio, allorquando ci e` stato detto che per precauzione sarebbe stato ricoverato in medicina e che si era in attesa si liberasse un letto.
Quando finalmente e` stato portato nel reparto medicina, ha ricevuto la visita di un medico che molto gentilmente ci ha accolto in camera (sara` poi l`unico) durante la visita ed ha richiesto tutte le informazioni in merito allo stato di salute, ai trascorsi, ha compilato i moduli necessari per il ricovero ed ha scherzosamente dialogato con noi e mio padre rassicurandoci che la degenza si sarebbe protratta giusto un paio di giorni per precauzione, in quanto i globuli bianchi risultavano alti e manifestavano dunque la presenza di una infiammazione e/o infezione che doveva essere risolta.
All`indomani mio padre stava bene e si domandava perche` dovesse rimanere in ospedale, era sveglio, lucido, dialogava ed e` sempre stato rassicurato che si trattava solo di riportare al meglio il suo quadro per poterlo mandare a casa perfettamente a posto ed in forze.
Non ci siamo preoccupati e lui stesso ha accettato con pazienza la decisione, convinto che la sua permanenza in ospedale si sarebbe protratta solo all`indomani o al massimo un per due giorni.
Nei giorni seguenti il suo quadro clinico e` rimasto stabile senza alcun miglioramento, ma neppure un peggioramento, e di preoccupante presentava solamente un catarro (che peraltro ha sempre avuto) che manifestava una certa difficolta` respiratoria. Lo stesso, non passando con gli antibiotici di primo intervento (fummo informati) sarebbe dovuto migliorare con la somministrazione di altro tipo di antibiotici che avrebbero agito in modo da debellare cio` che i primi non erano riusciti.
Il giorno seguente siamo stati informati telefonicamente che c`erano problemi e di recarci in ospedale. Giunti in camera abbiamo trovato mio padre estremamente agitato con continui conati di vomito e con allucinazioni e che pur parlando bene, raccontava di cose che vedeva solo lui, lasciandoci completamente smarriti. Abbiamo parlato con un medico ed e` stato indicato che le cause potevano essere l`ultimo antibiotico somministrato con iniezione e se abbiamo capito bene, un cerotto antidolorifico a base di oppiacei. La citata terapia sarebbe stata immediatamente sospesa. All`indomani mio padre risultava essere nuovamente lucido ma appariva molto indebolito. I conati persistevano ma a stomaco vuoto, gli e` stata fatta una ecografia all`addome dalla quale risultava solo uno stomaco molto dilatato ed e` stato portato a fare una Tac, la quale non era stata terminata il giorno precedente perche` (cosi` ci e` stato detto), lui non stava fermo abbastanza. Dalla stessa ad ogni modo mi pare non sia emerso nulla, o quantomeno nulla ci e` stato riferito. Apparendo ora anche disidratato, e` stato deciso di somministrargli della soluzione fisiologica, tanta. Nel frattempo, lo stato di vigilanza di mio padre andava migliorando ed abbiamo ricominciato a parlare con lui in maniera del tutto normale. Solo l`alimentazione e` rimasta del tutto sospesa in quanto accusava ancora uno stimolo al rigurgito. Penso che per due giorni e` andato avanti cosi` sempre con le flebo fino al 5 di gennaio, quando mia madre mi fa notare che, pur avendo un buon colorito ed essendo debole, mio padre ha le braccia molto gonfie e in effetti ha ragione. Penso che non ci sia di che preoccuparsi e imputo alla somministrazione di tante flebo questo gonfiore. Ad ogni modo nessuno ci fa caso. Continuamente cercano di misurargli non so bene cosa con un apparecchio che applicano alle dita della mano. Nessuno ci dice mai a cosa serva, nonostante fin dal primo giorno tutti invano si ostinino ad usarlo senza alcun risultato attendibile, in quanto le dita di mio padre sono sempre fredde, le provano ad una ad una, cambiano mano, provano ai piedi, le scaldano con frizioni, cambiano batterie, apparecchi ma nulla, non riescono ad avere un solo dato certo ed attendibile, ma nessuno dice nulla in merito e gli infermieri si susseguono nell`inutile tentativo.
Dunque dicevo, siamo il 5 gennaio verso ora di cena, mio padre sembra essersi ripreso, ha un bel colorito roseo, ora anche le mani come la fronte e i piedi sono tiepidi. Io e mia madre rimaniamo con lui fino alle ore 21.00, sperando di vedere la visita medica che pero` fino a quell`ora non avviene. Chiacchieriamo con lui e ci risponde con buona lucidita` alche`, convinti che la fase critica sia oramai superata e che la curva del suo decorso sta convincentemente indicando verso l`alto, decidiamo di andarcene, lasciandogli il campanello vicino al letto convinti di rivederlo al mattino seguente ancora migliorato o al massimo cosi`.
Alla mattina del 6 gennaio la sorpresa, dall`ospedale, ore 7.30 ci chiamano dicendo che mio padre sta poco bene. Il tempo di vestirci, mangiare un boccone e meno di 1/2 ora dopo siamo li, alle ore 8.00. Mia madre entra in camera, lo vede con la maschera dell`aerosol sul volto, apparentemente assopito, cerca di svegliarlo... e` gia` morto. Entro poco immediatamente dopo, lo trovo quasi seduto con lo schienale molto rialzato, la testa leggermente riversa e la carnagione di un colore spiccatamente sul giallognolo, come di chi ha l`ittero.
Nonostante non possa essere morto che da pochissimi minuti, infatti l`infermiera di turno ci dice che ha ancora parlato con lui non piu` di dieci minuti prima, che gli ha aspirato il catarro, lo ha alzato e gli ha messo l`aerosol.
Chiediamo come sia possibile, ci viene detto da altri infermieri che gia` durante la notte aveva chiamato piu` volte dicendo ripetutamente "io muoio".
A questo punto siamo ovviamente addolorati per una scomparsa cosi` enigmatica e completamente inaspettata, ma soprattutto con dei punti interrogativi grandi quanto un "ospedale intero"!!!
Come e` possibile che una persona lucida con la quale parli, scherzi, trovi in discrete condizioni, con buon colorito e temperatura, appena nove dieci ore dopo muoia senza spiegazione alcuna?
Perche`, se mio padre aveva chiamato durante la notte proferendo tali parole, nessuno ha avuto almeno il pensiero di telefonarci a casa immediatamente, pur avendo i nostri numeri di telefono fisso e cellulare? Non parlo poi di procedure di urgenza, in quanto pare sia rimasto nel letto senza alcun intervento fino al mattino.
Il colorito di mio padre (giallo) non puo` essere sopravvenuto cosi` spiccatamente nei pochi minuti che ci hanno separato dalla sua morte, possibile che nessuno se ne sia accorto durante tutta la notte, nonostante dagli infermieri risulta che lui avesse chiamato piu` volte?
Io penso che tutto sia molto anomalo e che l`ultima manovra in cui lui e` stato tirato su con lo schienale, l`aver tolto l`ossigeno, e l`avergli applicato la mascherina dell`aerosol, probabilmente associati ad un calo pressorio, siano state fatali.
Restano pero` tanti altri dubbi:
Perche` in tutti i giorni di degenza, nonostante il catarro piu` o meno sempre presente, non si e` mai fatta una aspirazione dello stesso? Le cannule, sempre le stesse e sempre pronte sulla sommita` del letto, non sono mai state utilizzate.
In un paziente che presenta globuli bianchi elevati e cuore indebolito, con catarro persistente, non sarebbe una delle prime cose da fare? A Riccione quando cinque anni fa venne ricoverato lo facevano piu` volte al giorno e venne fuori da una situazione ben piu` grave.
La stessa, evita che il paziente debba stare seduto e permette cosi` di poter mantenere una posizione piu` orizzontale con miglior irrorazione del cervello che a quel punto e` indispensabile per non avviarsi velocemente ad un collasso.
La soluzione fisiologica, introdotta solo negli ultimi giorni in misura massiccia, forse perche` tardiva, non andava (credo) a fornire un ambiente ancora piu` favorevole all`infezione? a compromettere ulteriormente la liberta` dei polmoni e dunque alla difficolta` ad ossigenarsi?
Durante la sua degenza di una decina di giorni abbiamo incontrato circa tre dottori, tutti troppo giovani per avere l`esperienza necessaria in questi casi. Ognuno di loro, a turno, ci poneva le stesse domande del precedente, forse non leggono le cartelle? Forse non c`e` sufficiente comunicazione tra loro?
Non dovrebbero riunirsi quotidianamente per discutere dei vari casi insieme e poter confrontare le diverse esperienze? Allora mi chiedo, perche` ognuno ci poneva sempre le stesse domande e sembrava all`oscuro di quanto il precedente aveva gia` chiesto ed ottenuto???
Una nota va agli infermieri, che i primi giorni ci sono apparsi subito molto cordiali e questo lo abbiamo trovato un grande pregio, ma nel corso dei giorni ci siamo resi conto che, pur essendo il personale infermieristico quasi abbondante, a volte, dopo la chiamata al campanello, (del quale non abbiamo mai abusato), potevano passare non 30 secondi, come forse dovrebbe essere, ma nemmeno un minuto o forse due, spesso passavano cinque, dieci, a volte un quarto d`ora e piu` dalla chiamata stessa. Mi domando, con persone ricoverate, a volte sole gia` da ore, come sia possibile rispondere ad una chiamata con questi tempi nonostante ripeto, gli infermieri c`erano in numero sufficente, eccome.
Il discorso poi della terapia, nessuno dice mai nulla su cosa avvenga, su cosa venga somministrato, su cosa venga misurato. Tutto rimane sempre dietro ad un alone di mistero, quasi che i parenti come il paziente stesso non contino, non siano parte in causa.
Non possano, sapendo cosa avviene, giudicare, interpretare piccoli segni, reazioni che loro conoscendo il curato meglio di tutti, forse a volte meglio di tutti possono interpretare e riferire nella giusta misura a Curanti, i quali si limitano quasi sempre ed esclusivamente ad invitare alla porta durante la visita. Attendono che qualcuno gia` provato da ore di assistenza al malato, si faccia ancora ore di coda per una breve udienza che non avviene mai in concomitanza delle decisioni prese pero`, quasi fosse un disturbo.
Alla fine questa mia lettera vuole essere un consiglio per migliorarvi, per trovare quali cose ancora non vanno, a me resta solo il ricordo di una persona che mi ha sempre detto di non volere andare in ospedale, una persona alla quale ho dato fiducia e rassicurato l`unica volta in cui in vita sua mi ha chiesto di portarcelo.
Una persona che ho accompagnato io, incoraggiandola ad avere fiducia, convinta che in due giorni al massimo sarebbe tornata a casa mentre in poco piu` di una settimana e` morta, sola e senza alcuna spiegazione. "MIO PADRE"

Patologia trattata
forte dolore alla regione lombare; difficoltà respiratoria