Malattie Infettive Arcispedale S.Anna
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Ricovero per Covid
Io e mia moglie Titina – entrambi pienamente nel novantennio di vita (Titina 90, io 93 anni) – abbiamo avuta una brutta batosta di salute e la fortuna di condividere una camera con bagno. Titina poteva accedere al bagno. Io no. Io avevo le energie mentali e la sicurezza, ma mi fu proibito di andare in bagno per paura che cadessi. Ho tuttavia SEMPRE accettato questa situazione e le sue umilianti esecuzioni.
La lettera di dimissione dall’ospedale dà atto che mi sono presentato all’ingresso in reparto come paziente vigile, orientato, collaborante, e accenna ad una lieve deflessione dell’umore e saltuari episodi oppositivi. CONTESTO QUESTA ANNOTAZIONE: NON HO MAI AVUTO UNA DEFLESSIONE DELL’UMORE E NON MI SONO MAI OPPOSTO A NULLA. SOLO DUE VOLTE, NON AVENDO ALTRA SCELTA PER PROBLEMI E DIFFICOLTA’ DEL SERVIZIO, SONO ANDATO IN BAGNO.
Questa annotazione, che concerne il divieto di fare la pipì in bagno se non accompagnato, mi obbliga a dire qualcosa di estremamente antipatico che mai avrei detto. Io sono stato, fino al 1978, il primo coordinatore dell’assessorato alla sanità della regione Emilia-Romagna, per passare a dirigere il servizio legislativo della stessa regione, che mi ha consentito di essere autore/coautore della legislazione sanitaria regionale emanata nel secolo scorso; sono stato docente universitario di materie sanitarie; sono stato difensore civico della regione E.R. e di altri importanti Comuni (Bolona, Ravenna); ho pubblicato diversi volumi non solo in materie sanitarie per alcune migliaia di pagine.
So che la ruota della vita gira, e ciò ben sapendo, non dimentico e non ha mai dimenticato le mie esperienze, che sono sempre stato il faro che mi sempre guidato. Mai, per nessuna regione, ricorrerei e sono ricorso per un aiuto a qualcuno dei miei successori nella importanti esperienze vissute. Sono perfettamente e personalmente responsabile che sono in condizione di fare da solo la pipì in bagno, come da qualche giorno la sto facendo a casa mia e in ospedale ho sempre rispettata questa regola, pur sapendo quanto fosse assurda e infondata; ma se chiamo per essere accompagnato in bagno e aspetto molto tempo senza che nessuno compaia per accompagnarmi, fino a non poterne più e correre il rischio di fare pipì a letto, mi pare ovvia la decisione di farla in bagno; quando è capitato – SOLO UN PAIO DI VOLTE - ho scelto questa seconda soluzione, non opponendomi alle eccessive umilianti e detentive misure (barre ai lati del letto, litri di pipì versati nei pannoloni.) Non eccetto quindi l’osservazione e ritengo che occorre avere maggiore consapevolezza di questo servizio e dei suoi limiti.
Comunque, in definitiva, non considero questa della pipì l’esperienza più pesante e umiliante di questa batosta, ma il TU dato agli ammalati, sì. Se mi dai il tu ed io dò invece del lei, è così difficile capire che, se non viene proposto, non accetto questo di rapporto?
Mi chiamo ANTONIO e Antonio devo essere chiamato, senza fronzoli, ma voglio essere rispettato come ogni persona.
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