A cura di: Dott. Andrea Militello, Responsabile Servizio di Urologia e Andrologia Presso Casa di Cura Villa Immacolata (VT)
GENERALITÀ. La cistite interstiziale, o Sindrome del dolore pelvico, è una infiammazione non infettiva della vescica caratterizzata da frequenza urinaria diurna e notturna, urgenza e dolore sovrapubico, pelvico e addominale. La cistite interstiziale non ha una chiara eziologia o fisiopatologia e i criteri diagnostici rimangono indefiniti. E' però appurato che siano più predisposti gli individui di razza bianca e che l'infiammazione colpisca perlopiù il sesso femminile (il 90% dei pazienti sono donne). Nonostante la considerevole ricerca, non esistono trattamenti universalmente efficaci; la terapia di solito consiste in varie misure di supporto, comportamentali e farmacologiche. Con il trattamento, la maggior parte dei pazienti migliora, ma la guarigione è rara. Il termine di sindrome del dolore pelvico è stato coniato per esprime il concetto di dolore sovrapubico al riempimento della vescica, associato ad un'aumentata frequenza diurna e notturna in assenza di un'infezione urinaria provata, o altra evidente patologia. L'incidenza della cistite interstiziale non è nota, ma il disturbo sembra essere più diffuso di quanto si pensasse una volta e può essere alla base di altre sindromi cliniche (p.es., dolore pelvico cronico).
CAUSE. L'eziologia della cistite interstiziale rimane sconosciuta ed è probabilmente multifattoriale. Alcune teorie includono come possibili fattori alla base: produzione di una sostanza tossica nelle urine; inadeguatezza dello strato di glicosaminoglicani nella vescica, con conseguente aumento della permeabilità dei tessuti sottomucosi sottostanti a sostanze tossiche nelle urine; disordini autoimmuni; manifestazione di disfunzione muscolare del pavimento pelvico; ipersensibilità neurogena o infiammazione mediata localmente a livello della vescica o del midollo spinale. Sebbene la cistite interstiziale non sia stata tradizionalmente considerata una patologia ereditaria, uno studio ha riportato un più alto evento di cistite interstiziale nei gemelli monozigoti rispetto a quelli dizigoti, suggerendo che la malattia ha almeno una parziale predisposizione genetica. Inoltre, la cistite interstiziale è associata alle seguenti malattie croniche: Malattia infiammatoria intestinale, Lupus eritematoso sistemico, Sindrome dell'intestino irritabile, Fibromialgia, Allergia atopica.
SINTOMI. La cistite interstiziale è inizialmente asintomatica, ma i sintomi si presentano e si aggravano nel corso degli anni. La maggior parte dei pazienti sperimenta frequenza minzionale (fino a 60 volte al giorno), urgenza minzionale ed una sensazione sgradevole (dolore, pressione, disagio) percepita come correlata alla vescica urinaria e associata a sintomi del tratto urinario inferiore di durata superiore a 6 settimane, in assenza di infezione o altre cause identificabili.
DIAGNOSI. La diagnosi di cistite interstiziale è riservata per pazienti con cistoscopia caratteristica e caratteristiche istologiche della condizione, ma a tutt'oggi resta una diagnosi di esclusione. Infatti, nonostante anni di ricerca intensiva, non sono attualmente disponibili specifici marcatori clinici o urinari; nessun reperto radiografico, di laboratorio o sierologico, è assolutamente specifico; nessun campione bioptico è sufficiente a consentire una diagnosi certa per la cistite interstiziale.
TERAPIA. Gli elementi più importanti nel trattamento dei pazienti con cistite interstiziale sono l'educazione e il sostegno emotivo. Le riacutizzazioni periodiche vengono gestite nel momento in cui si verificano, perché non è stata dimostrata alcuna terapia a lungo termine per prevenire o ritardare gli episodi ricorrenti. Pertanto, lo scopo del trattamento è di alleviare i sintomi. L'intervento chirurgico (cistectomia parziale, ampliamento vescicale, neovescica e derivazione urinaria) è raramente indicato, è riservato ai casi estremi e non sempre è risolutivo. Solo di rado i pazienti con cistite interstiziale hanno una risposta immediata, completa e duratura a qualsiasi terapia specifica. Idealmente, nella pratica clinica, il trattamento della cistite interstiziale deve essere iniziato con la terapia meno invasiva, meno costosa e più reversibile. In generale, questo consiste in un programma di gestione della dieta e dei liquidi, gestione del tempo e dello stress e modificazione comportamentale. Successivamente, i trattamenti vengono applicati in modo progressivo fino a quando non si ottiene un certo grado di sollievo sintomatico. I trattamenti possono includere: ginnastica vescicale; modificazioni dietetiche (evitare alimenti e bevande che possono esacerbare la situazione, quali alcool, bevande con caffeina, tabacco, cibi piccanti, agrumi, cioccolata, pomodori); farmaci per via orale (FANS, sodio pentosan polisolfato, antistaminici, antidepressivi triciclici, analgesici); terapia intravescicale (cioè farmaci instillati ad intermittenza direttamente nella vescica tramite un catetere); stimolazione elettrica; stimolazione delle radici nervose sacrali; terapie complementari (come agopuntura, ipnosi, massaggio del perineo/ riabilitazione del pavimento pelvico).
Bibliografia
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